Sì allo sconto di pena anche per omicidi commessi nei confronti di familiari o conviventi: la decisione della Corte Costituzionale

La norma che impediva al giudice di considerare le attenuanti della provocazione e delle attenuanti generiche era stata introdotta dal Codice rosso

Quando Alex Cotoia aveva 18 anni, nel 2020, uccise suo padre Giuseppe Pompa. Lo fece per difendere la madre dall’ennesima aggressione. Dal suo caso oggi prende le mosse la decisione della Corte Costituzionale secondo cui, anche nei processi per omicidio commesso nei confronti di una persona familiare o convivente, il giudice deve avere la possibilità di valutare caso per caso se diminuire la pena in presenza della circostanza attenuante della provocazione e delle attenuanti generiche. Lo ha stabilito la Consulta con la sentenza n. 197. Che dichiara sostanzialmente incostituzionale quanto previsto nell’art. 577 del codice penale, introdotto dal Codice rosso: norma che impediva al giudice di ritenere le attenuanti più rilevanti dell’aggravante, risiedente appunto nei legami familiari.


I casi

La questione era stata sollevata da diverse ordinanze, una proprio della Corte d’assise d’appello di Torino. La Corte torinese ha riconosciuto varie attenuanti al 21enne di Collegno, che rischia ora una condanna dai 6 ai 9 anni, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. Mentre il pm Alessandro Aghemo aveva richiesto una condanna a 14 anni. La Corte Costituzionale ha sottolineato che la decisione odierna mira a prevenire situazioni in cui «è il soggetto che ha subito per anni comportamenti aggressivi a compiere l’atto omicida, per effetto di una improvvisa perdita di autocontrollo causata dalla serie innumerevole di prevaricazioni cui era stato sottoposto». Le altre ordinanze che hanno preparato il terreno per la decisione di oggi sono due.


La prima riguarda Agostina Barbieri, che nel 2021, a Borghetto Borbera, in provincia di Alessandria, strangolò il marito, Luciano Giacobone, dopo essere stata ancora una volta malmenata. Anche in questo caso, la Corte d’assise d’appello torinese ha ritenuto che all’imputata debbano essere riconosciute, tra l’altro, la provocazione e le attenuanti generiche. C’è poi una terza ordinanza della Corte d’assise di Cagliari, che sta procedendo nei confronti di un uomo accusato di avere ucciso la moglie sessantenne (sua coetanea al momento del fatto), in un momento di esasperazione provocato dai continui comportamenti aggressivi della vittima, alcolista e affetta da patologie psichiatriche. In conseguenza della decisione di oggi, le Corti d’assise avranno nuovamente la possibilità di valutare caso per caso se debba essere inflitta la pena dell’ergastolo.

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