Bombe sul campo profughi di Gaza, Israele conferma: «Centrato ed eliminato un contingente di terroristi». Blinken atteso di nuovo a Tel Aviv

Decine di morti e feriti nel raid su Jabalya. Combattimenti corpo a corpo con Hamas dentro la Striscia: almeno due vittime nell’Idf. «Risultati significativi, ma prezzo alto», ammette Israele

Nella giornata di oggi, martedì 31 ottobre, Israele ha colpito ancora con pesanti bombardamenti la Striscia di Gaza, mentre le sue truppe continuano ad avanzare sul terreno scontrandosi direttamente coi miliziani di Hamas. Il bombardamento più pesante della giornata ha colpito il campo profughi di Jabalya, a nord di Gaza City. Il ministero della sanità locale, controllato da Hamas, ha parlato prima di «centinaia» tra morti e feriti, poi di circa 50 vittime a causa del raid. Israele stesso ha più tardi confermato di aver colpito proprio quella zona, sostenendo di aver centrato e così eliminato Ibrahim Biari, un comandante di Hamas coinvolto nella progettazione della strage del 7 ottobre insieme ad un nugolo di terroristi ai suoi ordini, quelli del Battaglione Centrale di Jabaliya, che, ha detto l’Idf, «aveva preso il controllo di edifici residenziali a Gaza». Il bombardamento avrebbe anche permesso di distruggere l’infrastruttura sotterranea di tunnel costruita da Hamas nella zona. Un testimone sul posto, citato dalla Cnn, ha detto di aver visto un F-16 sorvolare la zona e poi lasciar partire diversi «sette o otto missili» in direzione del campo; quindi di aver visto altrettanti enormi crateri al suolo, pieni di cadaveri e parti di corpi. «Sembrava la fine del mondo». Un fotografo della Reuters, sul posto, ha immortalato diversi crateri con decine di persone ancora sotto le macerie.


Combattimenti corpo a corpo nella Striscia

Mentre resta difficilissimo raccogliere informazioni indipendenti su quanto sta avvenendo nella Striscia, a quattro giorno dall’inizio dell’offensiva di terra di Israele, il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha detto in serata che i combattimenti nell’area si stanno facendo «più complesso a mano a mano che le truppe avanzano sul territorio controllato da Hamas». Un messaggio simile da quello fatto trapelare dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha detto che l’esercito «sta ottenendo significativi risultati nell’operazione di terra, ma sta pagando un duro prezzo». Nelle scorse ore Israele ha annunciato ufficialmente alle famiglie la morte di due soldati nella Striscia, ma le dichiarazioni serali sembrano indicare come nei pericolosissimi combattimenti a tu per tu con i miliziani di Hamas le vittime potrebbero essere di più. In mattinata l’esercito di Israele aveva detto invece di star colpendo «in tutte le aree della Striscia di Gaza». E di star concentrando le sue attività «nella zona nord di Gaza, il centro di gravità di Hamas», come detto dal portavoce delle Idf Jonathan Conricus. «Ma continuiamo a colpire in altre aree di Gaza. Diamo la caccia ai loro comandanti, attacchiamo le loro infrastrutture e quando c’è un obiettivo importante, colpiamo». Le truppe israeliane hanno attaccato circa 300 obiettivi nelle ultime ore. Tra questi missili anti tank, postazioni di lancio e compound militari all’interno dei tunnel dell’organizzazione terroristica. E i jet israeliani hanno bombardato depositi di armi e postazioni di Hezbollah nel sud del Libano.


Il forcing diplomatico e gli scenari per il dopoguerra

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, protagonista suo malgrado oggi di un’audizione al Congresso interrotta a più riprese da attivisti palestinesi, tornerà in Medio Oriente nei prossimi giorni. È atteso venerdì in Israele per incontrare nuovamente i vertici del governo. Per parlare certamente del ritmo della guerra, delle trattative per la liberazione degli ostaggi e degli aiuti umanitari a Gaza. Ma forse anche per posare lo sguardo più in là. Secondo Bloomberg infatti americani e israeliani starebbero valutando la possibilità di dispiegare una forza multinazionale nella Striscia di Gaza una volta che lo Stato ebraico avrà raggiunto lo sperato obiettivo dello smantellamento di Hamas. Una seconda opzione per il dopoguerra prevederebbe lo schieramento di una forza di peace-keeping, come quella pensata per monitorare il rispetto del Trattato di Pace tra Israele ed Egitto dopo il 1979. Una terza infine prevedrebbe il coinvolgimento temporaneo dell’Onu. Conciliaboli ancora in stato primordiale, ma indicativi delle pressioni Usa su Israele – veicolate a più riprese, soprattuto off the records – perché si disegni un percorso chiaro per la gestione della Striscia di Gaza e dei civili palestinesi dopo lo sperato sradicamento di Hamas.

I timori di un allargamento del conflitto

«È cominciato con Israele, con gli ebrei, ma non finirà mai lì. L’Europa sarà la prossima, ed è per questo che stiamo combattendo una battaglia per conto del mondo intero», ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog all’incontro con i leader delle comunità ebraiche europee. Intanto, le sirene d’allarme stanno risuonando dal Mar Rosso a Tel Aviv tenendo impegnato l’Iron Dome israeliano. Ad aggiungersi al fronte contro Israele ci sono anche i ribelli Huthi dello Yemen, finanziati da Teheran. «Questi droni appartengono allo stato dello Yemen», ha detto all’Agence France-Presse il primo ministro del governo Huthi, Abdelaziz bin Habtour, che ha lanciato un’offensiva verso Eilat, sul Mar Rosso. Hamas ha intanto riferito di essere pronta allo scambio di prigionieri con Israele che ribatte: gli ostaggi sono 240. E arriva anche la minaccia iraniana: «Se il conflitto a Gaza si espanderà, non resterà nulla del regime di Israele». A dirlo, secondo l’agenzia Irna, è il vice ministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri Kani.

Il bombardamento del Libano e i giornalisti morti

Nel frattempo Hamas ha rivendicato il bombardamento delle forze di fanteria israeliane vicino a Kerem Shalom, nel sud della Striscia di Gaza. Nessuna sirena antiaerea ha suonato in quell’area, ma secondo il Comando centrale gli allarmi sono suonati questa mattina a Erez e Netiv Ha’asara, adiacenti al confine settentrionale della Striscia. Il Committee to Protect Journalists ha fatto sapere che sono 31 i giornalisti morti: 26 erano palestinesi, quattro erano israeliani e uno libanese. Intanto Lle sirene di allarme per i razzi da Gaza stanno risuonando nelle comunità israeliane attorno alla Striscia. Nelle ore passate gli allarmi sono stati numerosi costringendo la popolazione a correre nei rifugi. L’esercito israeliano ha demolito stamattina la casa in Cisgiordania di Saleh al-Arouri, alto funzionario di Hamas e uno dei comandanti fondatori della sua ala militare, le Brigate Ezzedin al-Qassam. L’edificio, situato ad Arura vicino Ramallah, era vuoto da diversi anni.

I rifornimenti del Pentagono

«Intanto il Pentagono continua a fornire spedizioni di armi a Israele quasi quotidianamente», ha detto ieri sera ai giornalisti la vice addetta stampa del Dipartimento della Difesa americano Sabrina Singh. Nonostante il numero crescente di vittime civili «non stiamo ponendo alcun limite al modo in cui Israele usa le armi», ha detto la Singh. «Spetta davvero solo alle forze di difesa israeliane usarle e decidere come condurranno le loro operazioni». Singh non ha risposto alla domanda se ci fossero preoccupazioni all’interno del Pentagono riguardo al modo in cui vengono usate le armi, ma ha detto che il segretario Lloyd Austin ha regolarmente sottolineato la necessità per Israele di seguire le leggi dei conflitti armati ed evitare il più possibile vittime civili.

Lo scambio di prigionieri

Secondo fonti palestinesi circa 50 persone tra cui molti bambini sono rimaste uccise e molte altre ferite stanotte da nuovi raid aerei dell’esercito di Israele sulla Striscia di Gaza. E Hamas ribadisce intanto di essere pronta allo scambio di prigionieri con Israele. Lo ha detto ad Al Jazeera il portavoce del gruppo islamista palestinese Hazem Kasem. Kasem afferma che Hamas sarebbe disposta a rilasciare tutti i prigionieri da essa detenuti in cambio di tutti quelli detenuti da Israele. Il portavoce dei miliziani ha inoltre osservato che Hamas spera di «affrontare la battaglia attuale, contando sulle proprie forze e sulla capacità di resistenza del popolo palestinese». Secondo il portavoce dell’Idf Daniel Hagari Hamas tiene in ostaggio a Gaza 240 persone. Hagari ha anche fatto sapere che le famiglie di 315 soldati caduti dell’IDF sono state informate. Intanto si stanno svolgendo feroci battaglie in cui «i terroristi di Hamas vengono eliminati». I combattimenti sono complessi, ha aggiunto Hagari, «ma sono necessari per la nostra capacità di raggiungere i nostri obiettivi». Intanto dal valico di Rafah per oggi è prevista l’entrata di 80 camion che trasportano aiuti, da lunedì sono 144 quelli entrati. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa israeliano.

L’esercito: difesa dai razzi e attacco ai dirigenti di Hamas

Le sirene di allarme sono risuonate sia nell’area del Mar Rosso che nei territori confinanti a nord di Gaza. Un razzo ha centrato il kibbutz di Nirim, i media non segnalano al momento vittime. Invece da questa mattina i militari israeliani hanno compiuto due operazioni distinte per contrastare attacchi nell’area del Mar Rosso. Un missile è stato infatti intercettato grazie al sistema antibalistico difensivo Arrow nella tarda mattinata. Nelle prime ore del mattino invece, nell’area di Eilat, estrema punta sud di Israele, l’esercito israeliano ha detto di aver identificato “un obiettivo aereo che si stava avvicinando al territorio dello Stato ebraico”, ovvero i droni lanciati dai ribelli Huthi dello Yemen. L’«obiettivo» è stato intercettato fuori dal territorio israeliano e non sono state registrate infiltrazioni. I militari hanno anche annunciato di aver concluso alcune operazioni contro dei comandanti di Hamas. Qualche ora fa è stato arrestato un alto dirigente, Nader Swafta, nella città di Tubas, nel nord della Cisgiordania. Swafta, come riporta l’Ansa, sarebbe stato trovato all’interno della casa paterna. Sempre stamattina è ucciso il Comandante del battaglione di Beit Lahia della Brigata Nord di Hamas, Nasim Abu Ajina, che ha diretto il massacro dello scorso 7 ottobre nel kibbutz Erez e nel Moshav di Netiv HaAsara. «In passato Abu Ajina ha comandato la difesa aerea di Hamas e preso parte allo sviluppo dei droni e dei parapendii dell’organizzazione terroristica. La sua eliminazione riduce in modo significativo gli sforzi di Hamas di contrastare le attività di terra israeliane».

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