Auto elettriche, l’Italia resta al palo: valgono meno del 4% del mercato. E oltre la metà delle colonnine di ricarica sono al Nord – I dati

A ottobre le immatricolazioni di vetture full electric hanno segnato un +56%, ma il Paese resta cronicamente indietro rispetto ai partner Ue

I dati sulle vendite di auto elettriche continuano a crescere, ma l’Italia fatica a tenere il ritmo degli altri grandi Paesi europei. A svelarlo sono gli ultimi dati diffusi da Motus-E, l’associazione italiana che raccoglie le principali aziende che operano nel settore della mobilità elettrica. A ottobre, nel nostro Paese sono state registrate 5.724 nuove vetture full electric, un dato in crescita del 56% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Considerando il totale delle nuove auto immatricolate, l’elettrico occupa una quota di mercato pari al 3,9%. Una percentuale in aumento, certo, ma che certifica il ritardo dell’Italia rispetto agli altri grandi mercati europei. Da sei mesi anche la Spagna fa registrare un market share di auto elettriche superiore al nostro, relegando l’Italia all’ultimo posto tra le grandi economie europee. E c’è un dato che sintetizza bene la differenza di andamento tra i due Paesi: rispetto al 2021, le immatricolazioni di auto elettriche in Spagna hanno segnato un +144% nei primi nove mesi del 2023, mentre in Italia la variazione è stata del -5%.


Il confronto in Europa

Se in Italia la quota di mercato delle auto elettriche stenta a superare il 4%, negli altri grandi mercati europei la situazione è drasticamente diversa. La Francia si attesta al 15,9% nei primi 10 mesi del 2023, il Regno Unito al 16,4% e la Germania al 18,1%. «Purtroppo i numeri relegano l’Italia sempre più indietro nel passaggio alla mobilità elettrica», commenta il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso. Secondo l’associazione di categoria, a pesare sul ritardo del nostro Paese contribuisce soprattutto il sistema di incentivi nazionali, che «potrebbero essere ben più efficaci sfruttando meglio le risorse già stanziate anche per flotte e noleggi». Una spinta importante per allargare la platea di potenziali acquirenti di auto elettriche potrebbe passare anche da una diversificazione dell’offerta. In un report pubblicato lo scorso settembre, l’organizzazione Transport & Environment aveva suggerito alle case automobilistiche del Vecchio Continente di puntare su modelli più piccoli ed economici per tenere il passo con la concorrenza cinese. Una soluzione che sembra convincere anche l’industria italiana della mobilità elettrica: «Sicuramente l’impegno dei costruttori europei per immettere sul mercato sempre più modelli sotto i 25mila euro darà un’importante scossa al mercato», osserva Naso.


Il boom delle colonnine di ricarica

Se i dati sulle nuove immatricolazioni stentano a decollare, qualche segnalo positivo arriva da quelli sulla diffusione delle colonnine di ricarica. Nei mesi scorsi l’Italia ha segnato un nuovo record di installazioni, raggiungendo (al 30 settembre) 47.228 punti di ricarica a uso pubblico. Soltanto nel trimestre luglio-settembre del 2023, sono state messe a terra 2.018 nuove colonnine, che portano l’installato totale dei nove mesi a quota 10.456, il livello più alto mai osservato in Italia. Il problema in questo caso è il divario territoriale. Più della metà delle infrastrutture di ricarica (il 56%) si trovano infatti nelle regioni del Nord, con il Centro e il Sud che si devono accontentare rispettivamente del 21% e del 23%. A livello regionale primeggia la Lombardia, la prima a sfondare quota 8mila punti di ricarica. Seguono Piemonte (4.713), Veneto (4.564), Lazio (4.558) ed Emilia-Romagna (4.050). La regione che cresce di più è però la Campania, con 2.212 nuove installazioni da inizio anno. Sull’infrastruttura di ricarica, insomma, l’Italia sembra aver imboccato la direzione giusta. Senza abbastanza auto elettriche in circolazione, però, le colonnine serviranno a ben poco.

Credits foto: EPA/Martin Divisek | Una fabbrica di auto elettriche della Volkswagen a Zwickau, in Germania (24 maggio 2023)

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