Divorzio Azione-Italia Viva: dopo il Senato si tenta la scissione del gruppo alla Camera, dove Calenda ha più parlamentari di Renzi

Già la prossima settimana si potrebbe chiudere l’accordo per la separazione che decreterà la fine dell’esperimento Terzo polo

«Habemus Papam». Carlo Calenda ha utilizzato una delle formule più solenni, e abusate, per annunciare la separazione da Matteo Renzi, al Senato. Il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama ha ratificato ieri, 9 novembre, l’accordo sulla divisione di Azione e Italia Viva. I quattro senatori azionisti, tra cui Calenda, confluiranno nel gruppo Misto e, in deroga al regolamento, conserveranno la dotazione economica affidata ai gruppi. Avranno la possibilità di formare una componente interna al Misto, ma ciò non risparmierà i senatori di Azione da una riduzione dello spazio per gli interventi parlamentari destinato ai gruppi autonomi. I sette esponenti di Italia Viva, compreso Renzi, avranno invece il loro gruppo, denominato Italia Viva-Il centro-Renew Europe. A Montecitorio, nonostante il numero dei deputati coinvolti e le deroghe consentite a inizio legislatura facessero sperare in una risoluzione più agevole, la trattativa si sta dilungando. Qui è Calenda a contare più deputati di Renzi, dodici a fronte di nove. Soltanto che, nella riunione della Giunta per il regolamento di mercoledì 8 novembre, il presidente Lorenzo Fontana ha accolto la richiesta di svolgere ulteriori «approfondimenti istruttori» prima di stabilire un indirizzo che sarà poi seguito dall’Ufficio di presidenza.


Ci sono due ordini di problemi alla Camera. Il primo è che il nuovo regolamento, che tiene conto del taglio dei parlamentari, non è stato adottato prima dell’inizio della legislatura e, quindi, avrà validità solo dalla prossima, la XXª. La seconda categoria di questioni riguarda la specificità del caso Azione-Italia Viva. La richiesta di deroga per formare un gruppo autonomo è stata presentata solo dai renziani. Tra le giustificazioni addotte, ci sono: l’aver già avuto un gruppo nella precedente legislatura, l’aver già costituito Italia Viva-Il centro-Renew Europe al Senato, l’essere un partito politico radicato sul territorio nazionale e che esprime anche amministratori locali, avere una compagine di Europarlamentari iscritti nel gruppo Renew Europe. Tuttavia, la Giunta si è trovata a discuterne prima ancora che da Ignazio La Russa arrivasse il via libera definitivo per la costituzione del nuovo gruppo al Senato. Questo elemento ha portato i membri dell’organo a decidere per riaggiornare la riunione dopo aver svolto alcune verifiche. A farsi promotori della richiesta, Alessandro Colucci di Noi moderati e Federico Fornaro del Partito democratico.


Poche tensioni tra gli (ex) terzopolisti: «L’accordo si farà»

Seppure la formazione di Maurizio Lupi abbia ottenuto la deroga a costituirsi come gruppo autonomo soltanto con nove deputati – da regolamento ne servirebbero 20 -, quella situazione non è stata ritenuta assimilabile perché la delibera è avvenuta a inizio legislatura. Adesso, rilevano Colucci e Fornaro, è necessario valutare le «conseguenze che potrebbero derivare», anche in relazione «alla sorte della residua parte del gruppo già esistente». Così si legge nel resoconto della seduta e, traducendo, la domanda che si pongono i due membri è: che fine farà Azione? Secondo fonti del Terzo polo, l’iter della Camera sarà «tranquillo» e l’accordo per la separazione «si potrebbe chiudere già nella prossima settimana». A supporto di questa fiducia, c’è il fatto che il regolamento vigente della Camera, poiché non ancora rinnovato, sia più semplice da “derogare”. Non solo: mentre a Palazzo Madama le risorse economiche fornite per gli eletti vengono erogate al gruppo, a Montecitorio seguono il singolo deputato. Spazzato il campo dalle questioni pecuniarie, attorno alle quali la trattativa al Senato si era impantanata per un paio di settimane, all’Ufficio di presidenza della Camera, spiegano, non resterà che fornire due deroghe: «A Italia Viva, che aveva comunque il logo chiaramente rappresentato nel simbolo elettorale, sarà concessa la deroga per formare un nuovo gruppo con nove membri, come accaduto per Lupi. Azione, invece, dovrebbe proseguire in continuità con il gruppo esistente, effettuando un cambio di nome e ricevendo l’autorizzazione a operare sotto la soglia dei 20 parlamentari».

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