Non solo assegno unico, la Commissione europea apre un’infrazione anche sulle concessioni balneari

Ora Bruxelles ha concesso allo stato italiano un termine di due mesi entro il quale rispondere

La Commissione europea ha inviato all’Italia un parere motivato contro l’Italia per «violazione della Direttiva servizi (Bolkestein) e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea» sulle concessioni balneari. Dopo l’assegno unico arriva un altro semaforo rosso per il nostro governo. Ora Bruxelles ha concesso allo stato italiano un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni. Qualora non risponda alla lettera di messa in mora nel termine indicato oppure fornisca alla Commissione risposte non soddisfacenti, quest’ultima può emettere un parere motivato e segnalare il caso alla Corte di giustizia Ue. Bruxelles ha ribadito che l’infrazione non pregiudica la trattativa in corso a Roma: «La nostra preferenza è sempre di trovare un accordo con gli Stati membri, piuttosto che andare in giudizio».


Concessioni balneari, una storia lunga anni

Il problema della concessioni balneari però parte da lontano. Da anni nel nostro Paese c’è la richiesta di gestione in libera concorrenza sui lidi. Ma tutti i governi hanno finora nicchiato. Quello Meloni allunga le attuali concessioni fino al 31 dicembre del 2024. Nel frattempo l’Italia si impegnava a una «ricognizione» per capire quali spazi possono essere assegnati. A far pressione c’è anche una sentenza della Corte dei Conti che ha già ritenuto illegittima la proroga concessa agli attuali gestori. Per non parlare dei mancati guadagni. Secondo quanto stilato sul Corriere della Sera 6.823 stabilimenti hanno versato nel 2022 solo 115 milioni per l’affitto dei litorali. Ma l’intero settore ha un fatturato di 31 miliardi.


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