Fentanyl, Taiwan e diritti umani: di cosa hanno parlato Biden e Xi

Nonostante le intenzioni di avviare rapporti distesi, è polemica per la parola con cui Biden ha definito Xi: «Dittatore»

L’incontro bilaterale fra il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping, dopo quattro ore, è terminato. E il bilancio, a caldo, sembra positivo: «Abbiamo fatti alcuni importanti progressi, i colloqui sono stati molto costruttivi e produttivi», è stato il commento di Biden in conferenza stampa. Che ha inoltre rassicurato: «Ho trascorso con Xi Jinping più tempo di qualsiasi altro leader al mondo quanto eravamo tutti e due vicepresidenti. Se ci sono crisi o preoccupazioni, siamo d’accordo che chiunque di noi debba alzare il telefono per parlare immediatamente». «Credo che una volta aperta la porta alle relazioni bilaterali, non verrà più chiusa», ha confermato Xi.


Il colloquio

Ciò nonostante l’inquilino della Casa Bianca abbia definito l’interlocutore un «dittatore», dal momento che è alla guida di un Paese «comunista». Parole presto contestate dalla controparte cinese, che ha definito questo termine «estremamente sbagliato»: «Questo tipo di discorso è estremamente sbagliato ed è una manipolazione politica irresponsabile. La Cina si oppone con fermezza», ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning. Che ha poi aggiunto: «Devo sottolineare che ci sono sempre alcune persone con secondi fini che tentano di seminare discordia e rovinare le relazioni tra Cina e Usa, e anche questo non avrà successo».


Diritti umani e Fentanyl

Molti i temi al centro del colloquio tra i leader delle due potenze mondiali, a cominciare dal ripristino delle comunicazioni militari e dalla lotta al fentanyl, il farmaco oppiaceo derivato dalla morfina in prevalenza sintetizzato in Cina. «Vorrei farvi sapere che la Cina è profondamente solidale con il popolo americano, soprattutto con i giovani, per le sofferenze che il fentanyl ha inflitto loro», ha affermato Xi. Per poi aggiungere: «Il presidente Biden e io abbiamo concordato di istituire un gruppo di lavoro sulla lotta al narcotraffico per promuovere la nostra cooperazione e aiutare gli Stati Uniti a contrastare l’abuso di droga». Biden ha inoltre sollevato i suoi timori sugli abusi dei diritti umani della Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.

La questione di Taiwan

Grande protagonista del dialogo è stata infatti anche la politica estera: da un lato il presidente Usa ha suggerito che Pechino dovrebbe interloquire con l’Iran, dall’altro Xi ha puntualizzato le intenzioni cinesi di lavorare a una riunificazione pacifica con Taiwan. Tema rispetto a cui Biden ha messo in chiaro la posizione statunitense: mantenere la pace, la stabilità e lo status quo nell’isola, nel rispetto del processo elettorale in corso. Se la politica Usa «riconosce una sola Cina», Washington ha infatti messo in chiaro che gli Usa si aspettano che la Cina non interferisca nelle elezioni di Taiwan. La questione è di estrema delicatezza: dal punto di vista cinese, «gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno di non sostenere l’indipendenza di Taiwan, smettere di armarla e sostenere la riunificazione pacifica della Cina», ha detto Xi.

«No a sanzioni unilaterali»

I leader non potevano esimersi dal discutere l’aspetto economico, dal momento che a detta di Xi Jinping le azioni degli Usa contro la Cina «in materia di controllo delle esportazioni, verifica degli investimenti e sanzioni unilaterali danneggiano gravemente» i suoi «interessi legittimi». Il presidente cinese ha poi aggiunto che ritiene «importante che gli Usa prendano sul serio le preoccupazioni della Cina e adottino passi tangibili per revocare le sanzioni unilaterali in modo da fornire un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi».

Il Medio Oriente

Un ulteriore aspetto che ha trovato spazio nella conferenza stampa a margine del vertice è stato quello della crisi in Medio Oriente: Biden ha ribadito che «Hamas ha commesso crimini di guerra tenendo il suo quartiere generale e armi nell’ospedale di Gaza». E ha aggiunto di aver messo in chiaro con il premier israeliano Netanyahu che l’unica risposta alla crisi è la soluzione dei due stati, e che sarebbe un errore occupare Gaza. L’operazione di Israele, secondo Biden, finirà quando «Hamas non sarà più in grado di fare cose orribili a quel Paese».

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