Fisco, i 17 condoni del governo Meloni

I decreti ampliano gli sconti per l’adeguamento collaborativo e il pagamento per chiudere le liti fiscali

All’inizio è venuta la rottamazione delle cartelle esattoriali e delle multe stradali. Poi il condono sui guadagni da criptovalute. Lo sconto sulle controversie tributarie e la rinuncia agevolata, le modalità agevolate per gli avvisi bonari la cancellazione delle irregolarità formali nella denuncia dei redditi. In seguito sono arrivate le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento, la definizione agevolata delle liti pendenti e gli sconti con pagamenti a rate per i ravvedimenti operosi. Quindi la regolarizzazione dei versamenti, il Salva Calcio e il condono penale per i reati tributari. Infine, la riduzione delle multe per chi non emette fatture e scontrini. Ora ne arrivano altre due: gli sconti per chi aderisce all’adeguamento collaborativo e il pagamento per chiudere le liti fiscali. Oltre al potenziamento delle conciliazioni delle liti.


Le sanatorie

In tutto, conta oggi La Stampa, sono 17 le sanatorie fiscali approvate dal governo Meloni in 13 mesi. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo ha spiegato che un obiettivo del Pnrr è smaltire i contenziosi pendenti. Che arrivano fino a 100 mila contando le liti nelle commissioni tributarie. Il valore si attesta intorno ai 40 miliardi di euro. Uno dei due decreti su cui è arrivato l’ok di Palazzo Chigi rafforza anche l’informatizzazione del processo tributario. Mentre l’altro abbassa la soglia di accesso alla cooperative compliance. Ovvero l’adempimento collaborativo tra l’Agenzia delle Entrate e le imprese di grandi dimensioni. Nella bozza si scrive che le sanzioni sono dimezzate «se il contribuente adotta una condotta riconducibile a un profilo di rischio fiscale non significativo». Mentre restano escluse le violazioni fiscali caratterizzate da condotte simulatorie o fraudolente.


Le nuove soglie

Nel 2024 il regime di collaborazione varrà per le imprese con un fatturato non inferiore a 750 milioni di euro. Nel 2026 scenderà a 500 milioni. Nel 2028 a cento. Potranno anche aderire le imprese che presentano istanza di interpello per nuovi investimenti. Devono però avere un sistema di controllo del rischio fiscale chiamato Tax Control Framework. Il viceministro Leo ha fatto sapere che non vuole abbassare la guardia sulla lotta all’evasione.

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