Violenza di genere, il funzionario che esegue gli ammonimenti: «Guarda che ti tengo d’occhio». E la recidiva scende al 10 per cento

L’intervista del Corriere della Sera al vicequestore aggiunto di Milano: «La partita si gioca sulla prevenzione»

Per il vicequestore aggiunto di Milano che da due anni si occupa di violenze di genere esiste un «prima» e un «dopo». Prima che tutto sfoci in reato; dopo il superamento della linea rossa e la comparizione davanti a un giudice. Lo ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. «La partita», per Stefano Veronesi, «si gioca sul prima, ovvero sulla prevenzione». Ciò significa che lo strumento essenziale, nella mani delle forze dell’ordine, è l’ammonimento del questore. In estrema sintesi: dopo una breve istruttoria e su segnalazione di determinate figure – famiglie, amici, vicini, medico – la polizia interviene per mettere in guardia la persona affinché comprenda il disvalore delle proprie azioni. Un provvedimento, sotto forma di avvertimento, che serve a evitare che il destinatario commetta un reato. «Succede che la donna voglia chiedere aiuto alle forze dell’ordine ma senza denunciare lui. Ed è proprio in questi casi che l’ammonimento si rivela molto utile», spiega al quotidiano il vicequestore, che sottolinea inoltre come ci sia «circa il 10% di recidive dopo un ammonimento».


L’app YouPol e la chiamata alla pizzeria

Per questo, continua, «è lo strumento più efficace della nostra cassetta degli attrezzi contro la violenza, finché i fatti non sono sul piano penale». Ma non solo: un altro strumento per chiedere aiuto è «l’app YouPol, anche in anonimato, per sé e per altri. E poi che c’è Scudo, la banca dati nazionale a disposizione delle forze di polizia», spiega. Quest’ultima raccoglie in tempo reale «ogni relazione di servizio – continua -, così agli operatori basta un nome, un indirizzo per sapere se, per cosa e quante altre volte ci siamo interessati di quel caso». Negli interventi della squadra che si occupa di violenza di genere a Milano, a fare la differenza sono i dettagli sulla scena del litigio: dai piatti rotti alla paura dei bambini. «Le reazioni oggi sono molto diverse, e lo dicono i fatti. Una collega della centrale operativa ha risposto a una donna – racconta – che chiedeva una pizza. Ha capito che era disperata e fingeva di chiamare in pizzeria perché aveva davanti lui. La nostra operatrice ha colto il dramma, si è fatta dare l’indirizzo, e mentre mandava la volante è rimasta al telefono con lei».


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