Amina Milo è tornata a casa, finisce l’incubo della 18enne pugliese: indagati tre poliziotti in Kazakistan per averla torturata

Dopo essere stata prosciolta, la ragazza sarebbe stata sequestrata da alcuni agenti che avrebbe anche tentato di violentarla

È finita l’odissea di Amina Milo, la diciottenne pugliese finita in carcere in Kazakistan dallo scorso luglio con l’accusa di traffico di droga. La ragazza era stata prosciolta dalle accuse lo scorso 2 novembre, e oggi è finalmente tornata a casa a Lequile, in provincia di Lecce, come ha confermato il suo avvocato, Aibek Sekerov. La ragazza ha raccontato che nei primi 16 giorni, dopo il suo rilascio, era stata sequestrata da alcuni poliziotti in un casa ad Astana, dove avrebbe subito anche tentativi di stupro. La 18enne ha poi raccontato di aver subito anche pressioni da parte degli agenti, perché firmasse documenti in una lingua che non comprendeva. Secondo quanto riporta l’agenza Ansa, tre poliziotti sono ora indagati per tortura. Il 18 giugno scorso la 18enne era stata fermata ad Astana dalla polizia mentre era per strada con un amico coetaneo del posto. Stando alla ricostruzione dei genitori e dell’avvocato, il 18enne avrebbe avuto con sé della sostanza stupefacente, ma Milo «non sapeva nulla», secondo il legale. Dopo l’arresto, anche gli esami tossicologici avevano escluso che la ragazza avesse fatto uso di doga, ma è rimasta in cella per tre mesi di fatto «senza alcun motivo», ha aggiunto l’avvocato.


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