Papa Francesco non va al summit COP28: annullato il viaggio a Dubai. Colpa dell’influenza

Le condizioni del Pontefice fanno saltare l’importante appuntamento sul clima. Ecco cosa avrebbe voluto dire

Papa Francesco non sarà a Dubai per parlare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP28. Colpa ancora dell’influenza. «Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie, i medici hanno chiesto al Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni a Dubai, in occasione della 28a Conferenza delle Parti per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici», ha dichiarato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni. «Papa Francesco ha accolto con grande rammarico la richiesta dei medici e il viaggio è dunque annullato. Permanendo la volontà del Papa e della Santa Sede di essere parte delle discussioni in atto nei prossimi giorni, saranno definite appena possibile le modalità con cui questa si potrà concretizzare».


Cosa avrebbe voluto fare Papa Francesco a Dubai

Ad accompagnare il Pontefice ci doveva esser il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Cardinale Czerny ha rilasciato un’intervista a America Magazine, rivista gesuitica. Cita la Laudate Deum, pubblicata dal Pontefice il 4 ottobre 2023, festa di San Francesco d’Assisi e primo anniversario dell’adesione della Santa Sede alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e all’Accordo di Parigi: «Le nostre risposte non sono state adeguate, mentre il mondo in cui viviamo sta crollando e potrebbe essere vicino al punto di rottura» («Laudate Deum», n. 2). Perché ricorda il cardinale «ci stiamo avvicinando pericolosamente al tetto massimo compreso tra 1,5° e 2° Celsius fissato dagli accordi; i pericolosi punti di svolta che si profilano nei prossimi decenni si stanno avvicinando sempre di più. Ci stiamo rapidamente avvicinando al punto in cui gli esseri umani non sono più in grado di affrontare i problemi che stiamo causando». La soluzione? «La “Laudate Deum” invoca con la massima urgenza un nuovo e vero multilateralismo. Il multilateralismo è il processo attraverso il quale i paesi si uniscono tra loro e assumono impegni reciprocamente vincolanti», spiega il prelato. «Un esempio di successo sono i trattati multilaterali sul diritto aereo. È ovvio che – sottolinea – per essere sicuri, i viaggi aerei devono essere regolati da accordi vincolanti che tutti rispettino».


No a un nuovo trattato, ma sì a migliorare gli accordi di Parigi

L’obiettivo, precisa il cardinale Czerny non è un “nuovo trattato”:. «Si tratta piuttosto di correggere le aree più deboli degli accordi sul clima di Parigi, compreso il sostegno legale agli impegni nazionali e concentrandosi su quegli interessi acquisiti sui combustibili fossili che stanno esercitando pressioni per indebolire i risultati». Tra gli obiettivi «c’è innanzitutto il Global Stocktake, il meccanismo di valutazione previsto dall’Accordo di Parigi ogni cinque anni; in secondo luogo, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili; in terzo luogo, la transizione verso l’energia pulita deve essere “alimentata” con 100 miliardi di dollari all’anno verso l’impegno di finanziamento del clima, promesso a Parigi ma finora non mantenuto; in quarto luogo, gli sforzi di adattamento per rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici devono essere potenziati e implementati».

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