«Nebiolo ha provocato mio figlio: ecco cos’è successo», parla la madre del 16enne dopo il pugno al semaforo a Torino

La versione della donna che prova a spiegare la reazione del figlio. Il 47enne ancora ricoverato in neurochirurgia

È ricoverato ormai da una settimana Marco Nebiolo, l’agente immobiliare aggredito a Torino, dopo essersi fermato a un semaforo con il segnale giallo. Un colpo al volto da parte di un 16enne, secondo la denuncia dell’uomo che si trova nel reparto di neurochirurgia con una frattura al cranio e frequenti e emorragie. Sul caso indaga la procura dei minori di Torino, che secondo i giornali locali avrebbe raccolto diverse testimonianze. Secondo la madre del ragazzo, è una delle falsità che in questi giorni circolano sulla vicenda. Al Corriere della Sera, la donna racconta la sua versione, non solo negando che ci siano testimoni, ma anche sul fatto che lei e suo figlio sarebbero scappati a bordo di un taxi: «Io avevo già chiamato un taxi, perché avevo litigato con l’uomo che stava accompagnando me e mio figlio – spiega la donna – Era già arrivato quando l’ho chiamato per andare via, mi sono girata e ho visto la scena del pugno». A quel punto quella che ai presunti testimoni è sembrata una fuga: «Ho peso mio figlio con me e siamo partiti, avevo paura che Nebiolo potesse alzarsi e reagire. Nella testa mi sono detta “adesso succede il finimondo”, pensavo potessero ammazzarsi». A chi l’accusa quindi di aver lasciato Nebiolo da solo, la donna risponde: «Non è assolutamente vero che lo abbiamo abbandonato: con lui c’era il conducente della nostra auto. Siamo andati in taxi in ospedale, poi il giorno successivo mi sono presentata alla polizia municipale per raccontare tutto».


Il fatto certo è che il 16enne ha sferrato almeno un pugno a Nebiolo, ma ora il ragazzo sarebbe pentito: «Sta ancora male – dice la madre – negli ultimi giorni non è andato a scuola: si è reso conto della gravità della cosa». La donna però racconta come sarebbero andate le cose: «Eravamo in corso Unità d’Italia quando, al semaforo, l’automobile davanti a noi ha accelerato in un primo momento per inchiodare subito dopo. Una cosa che non andrebbe fatta: o si passa, o non si fa finta per poi frenare pochi istanti più tardi». La donna nega di aver colpito anche lei l’auto di Nebiolo: «Assolutamente no. Ero ovviamente arrabbiata e sono scesa in strada, ma non ho mai colpito i vetri. Ho aperto la portiera del passeggero e gli ho urlato contro, chiedendo se si rendesse conto di che cosa aveva appena fatto. Anche mio figlio ha fatto la stessa cosa». Dopo le urla però, Nebiolo e l’uomo in auto con la donna si sarebbero fermati a parlare tranquillamente, racconta la donna. Avrebbero anche piazzato il triangolo in strada e con loro c’era anche il figlio. Finché però qualcosa è successo, anche se lei non se lo spiega: «Non lo so, stavamo per andarcene quando mi sono girata e ho solo vista la scelta del colpo al volto. Mio figlio mi ha detto che è stato provocato e che ha ricevuto uno spintone. Aveva paura di essere colpito, allora l’ha fatto per primo. Mi spiace, gli ho sempre insegnato che le mani non si usano: abbiamo la bocca, bisogna parlare per chiarirsi. Non lo giustifico, ma forse un adulto avrebbe dovuto interagire diversamente».


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