Torino, la moglie dell’uomo picchiato perché si è fermato con il giallo: «A quel ragazzo non serve il carcere, ci vuole un’altra famiglia»

Manuela Mareso: sono scorata, il 15enne dal carcere uscirebbe peggiore

Manuela Mareso, moglie di Marco Nebiolo, dice che al ragazzo che ha massacrato il marito che si era fermato con il semaforo giallo non serve il carcere. Ma un’altra famiglia. In un’intervista rilasciata a La Stampa la donna torna sulla vicenda che ha coinvolto l’agente immobiliare, picchiato dopo un tamponamento perché si era fermato con il semaforo giallo. Lui è in ospedale, ricoverato in prognosi riservata al Cto di Torino. Ma non è in pericolo di vita, dice a Gianni Giacomino. «I medici mi dicono che le sue condizioni sono stabili. Che non ci sono né miglioramenti e né peggioramenti. Ma, a questo punto, visto che ha un brutto trauma cranico e dei focolai emorragici, sono già contenta se il quadro clinico non vada peggio. Mi hanno detto che ci vorrà del tempo perché si riassorbano gli ematomi, vedremo. L’importante è che sia vivo. I dottori mi hanno detto che, se avesse avuto una decina di anni in più, probabilmente non ce l’avrebbe fatta».


La storia

Mareso dice che il marito ha ancora molti dolori. Dell’aggressione non ricorda nulla. Ricorda solo il 15enne che lo insultava e prendeva a manate i vetri dell’auto con la madre. E dice di essere stupita soprattutto «dal comportamento degli adulti che erano insieme a lui. Quando vedi tua madre che si comporta in quel modo, che urla e insulta, e un altro uomo che non fa nulla per fermarti, pensi che sia giusto fare così. Pensi di essere giustificato a usare violenza contro un’altra persona, è questo che mi lascia senza parole. Non capisco perché almeno la madre non sia stata in grado di gestire la rabbia e di contenere quella del figlio». Poi critica il ministro Matteo Salvini, che ha chiesto il carcere per questo tipo di violenze: «Mi demoralizza il suo modo di alimentare e spargere ignoranza in un Paese dove credo ce ne sia già abbastanza. Usando slogan che vanno alla pancia delle persone e fomentano solo odio e rancori».


La denuncia

Loro presenteranno comunque denuncia: «Anche se per me, adesso, la cosa più importante è che Marco si rimetta al più presto e non porti alcuna conseguenza della violenza che ha subito. Per quanto riguarda il risarcimento, credo che quelle siano persone disastrate, ma non parlo solo a livello economico. Parlo di valori etici e morali. Per questo provo anche una sensazione di scoramento. Se mi chiede se possa servire il carcere per quel ragazzo dico di no. Forse ne uscirebbe peggiore. Probabilmente gli sarebbe servita un’altra famiglia».

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