Il padre di Giulia Cecchettin ai funerali: «Grazie per questi 22 anni, la tua memoria ci ispiri a lavorare contro la violenza» – Il video

Il messaggio di Gino Cecchettin: «Il germoglio di mia figlia porti amore e perdono»

«Cara Giulia è giunto il momento di lasciarti andare». Termina con queste parole la lunga lettera di Gino Cecchettin per sua figlia Giulia, letta al termine del funerale nella Basilica di Santa Giustina a Padova. «Ti penso abbracciata alla mamma e ho la speranza che stretti insieme il vostro amore sia così forte da abbracciare Elena, Davide e anche me – continua -. Non solo ad attraversare questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad “imparare a danzare sotto la pioggia”. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che impareremo a muovere i passi di danza sotto questa pioggia». E poi ancora: «Cara Giulia grazie per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Io non so pregare, ma so sperare – dice -: ecco, voglio sperare insieme a te e alla mamma, ad Elena e Davide e insieme a voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite. E voglio sperare – aggiunge – che un giorno possa germogliare e produrre il suo frutto di amore, di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio». Il momento di «profonda angoscia» che sta attraversando la famiglia Cecchettin deve ispirare tutti, dice Gino, «a lavorare insieme contro la violenza, che la sua morte sia la spinta per cambiare». Giulia «era proprio come l’avete conosciuta – sottolinea il padre -, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma», aggiunge.


«La morte di Giulia ci spinga a cambiare»

«Il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne – sottolinea Gino Cecchettin -, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Com’è può essere successo a Giulia ?», riflette il papà di Giulia Cecchettin. «Ci sono tante responsabilità – ribadisce – ma quella educativa coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione». Poi il messaggio rivolto agli uomini: «Noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti – sottolinea – sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi».


A chi è genitore, dice Gino Cecchettin, «parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro». E in questo momento di tristezza «dobbiamo trasformare questa tragedia – conclude – in spinta per il cambiamento. La sua morte deve essere il punto di svolta per porre fine alla piaga della violenza contro le donne».

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