In dieci anni i paesi del mondo che vivono in autocrazie sono passati dal 46% al 72%: i dati dei policy brief di Fondazione Feltrinelli

Secondo il report presentato a Milano, i modelli democratici che incontrano maggior attenzione sono quelli che includono strumenti di partecipazione attiva

Si avvia a concludersi il 2023, e ad aprirsi un anno decisivo per determinare la traiettoria futura delle società occidentali, con voti cruciali il rinnovo della leadership Ue (giugno) e Usa (novembre). Ma come sta davvero la democrazia? Male, se non malissimo, mostrano i dati dell’evoluzione delle opinioni globali. Se nel 2012 il 46% della popolazione mondiale viveva in autocrazie, nel 2022 la percentuale è arrivata a un impressionante 72%. E guardando avanti, il 43% della Generazione Z nel mondo crede che la democrazia non sia il miglior sistema politico. Non c’è bisogno di andare lontano, infine, per sapere quanto sia in calo la sfiducia nelle istituzioni politiche – fotografata ancora pochi giorni fa per l’Italia dal Rapporto annuale Censis – così come quello della partecipazione al voto ad ogni livello. Che fare, dunque, per non veder diventare la democrazia una scatola vuota di semplici procedure senza più pathos pubblico, o peggio vederla scolorire verso una grigia autocrazia? Una soluzione promettente in realtà sta già attorno a noi, tra le nostre città. Si chiama democrazia deliberativa, e si nutre di processi partecipativi aperti come le Assemblee cittadine che sempre più spesso vengono sperimentate in mezza Europa e nel mondo intero. Vale la pena conoscere questo cantiere ed investirci con molta più convinzione, se vogliamo avere una chance di rivitalizzare le nostre democrazie prima che sia troppo tardi. Lo scrive la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli nel suo Policy Brief dedicato al futuro della democrazia presentato questa sera, 5 dicembre, a Milano a conclusione della sua “Stagione Scomposta” di eventi, ricerche e progetti condotti nel 2023. C’è un’energia “nascosta” che decine di processi deliberativi, a livello locale nazionale od europeo, porta con sé grazie al coinvolgimento diretto in processi di consultazione sulle politiche pubbliche. Esempi concreti di piattaforme in grado di riattivare la cittadinanza, promettendo di andare oltre gli equivoci della disinformazione e i dilemmi della polarizzazione. 
Restano certo da mettere a punto molti aspetti chiave di questi processi – dalle procedure di selezione alle aspettative sulla presa in conto dei risultati – come hanno discusso a lungo gli esperti radunati dalla Fondazione Feltrinelli ieri e oggi nel forum “Democrazia minima”. Ma opinione pubblica e leader politici devono trovare la forza di introdurre questo tipo di Assemblee cittadine dentro i processi deliberativi, raccomanda nel brief la Fondazione. Prima che sia troppo tardi.


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