Iran, ritirati i passaporti dei familiari di Mahsa Amini: «Erano diretti a Strasburgo per il premio Sakharov»

«Al padre, alla madre e al fratello è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia, nonostante avessero il visto», ha detto il legale della famiglia

Le autorità iraniane hanno ritirato nella notte i passaporti dei familiari di Mahsa Amini, la giovane curda uccisa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab. Il padre, la madre e in fratello stavano andando a Strasburgo in occasione della cerimonia di assegnazione del Premio Sakharov, conferito dal Parlamento europeo alla 22enne e al movimento «Donna vita libertà» il 20 ottobre scorso. «Ai parenti è stato vietato, all’aeroporto di Teheran, di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia nonostante avessero il visto», ha detto all’Afp il legale della famiglia, Chirinne Ardakani. Anche l’attivista iraniana Masih Alinejad ha dato sui social la notizia e definito la confisca dei documenti come «un atto di paura da parte del regime» che «sottolinea il suo timore per il riconoscimento internazionale del movimento iraniano Jin, Jîyan, Azadî». Poi l’appello all’Occidente: «Deve essere solidale con la lotta del popolo iraniano contro questo regime totalitario». Nella giornata di domani, domenica 10 dicembre, verrà inoltre consegnato a Oslo, in Norvegia, il premio Nobel per la Pace all’attivista iraniana Narges Mohammadi – tuttora in carcere a Evin – che sarà rappresentata dai suoi figli. Nel giorno dell’assegnazione, la vice-presidente del Centro per la difesa dei diritti umani inizierà un nuovo sciopero della fame, il secondo nel giro di pochi mesi. Ad annunciarlo è stata la sua famiglia che ha sottolineato come la protesta sia in «solidarietà con la minoranza religiosa bahai».


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