Mattarella e l’avviso sulla guerra in Ucraina: «Derubricarla a un conflitto regionale è un errore capitale. L’antisemitismo è da condannare»

Il presidente della Repubblica lancia il suo allarme dal clima alle guerre: «Un tempo i leader erano responsabili, oggi non è più così». E sul Patto di stabilità servono ferma chiarezza e pazienza

«Le sfide di fronte alle quali l’umanità si trova, pongono a rischio la sopravvivenza del pianeta, a partire dalle conseguenze della condizione climatica, sino a modalità belliche». Questo l’avviso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando alla Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina. Pericoli, per il Quirinale, «che ci riportano a epoche che non hanno il diritto di riproporsi, in cui i popoli divengono ostaggi delle politiche aggressive dei rispettivi governi». «Derubricare – sottolinea Mattarella – a mera dimensione regionale l’attacco alla Federazione Russa all’Ucraina sarebbe un errore capitale. I suoi effetti destabilizzanti si avvertono in tutti gli angoli del globo e vulnerano gli strumenti internazionali di cooperazione e dialogo». «Mentre, per un’epoca di durata considerevole, i maggiori protagonisti della vita internazionale hanno saputo assumersi le proprie responsabilità, contribuendo alla stabilità e alla coesistenza pacifica, oggi, palesemente, non è più così. Scatenare una guerra, con conseguenze che si sono riverberate a livello globale, rende dubbia se non esclusa l’idoneità a essere fra i suggeritori di soluzioni per uscirne. E l’esempio è piuttosto contagioso, in tutti i continenti», ha ricordato il Presidente della Repubblica.


«Le tensioni nei Balcani sono un campanello d’allarme»

«La pretesa del riemergere, nel terzo millennio, della logica “imperiale” è inaccettabile. A suffragarla – ha aggiunto il Capo dello Stato – non soccorre neppure più l’alibi ideologico, di confronto/competizione tra sistemi basati su progetti di vita contrapposti. Rimane soltanto la logica della prepotenza. Ecco la ragione elementare per puntare sul multilateralismo per quei Paesi – come l’Italia – che rifiutano intenti imperialisti e non hanno l’ambizione di essere “satelliti” di nessuno bensì di cooperare, da pari, con tutti gli Stati e i popoli di buona volontà, anche per governare la globalizzazione, facendone crescere la coincidenza con il perimetro della libertà e del benessere». «A vent’anni dalla Dichiarazione di Salonicco, è fondamentale procedere all’integrazione dei Balcani occidentali, a partire da quei Paesi che hanno da tempo avviato un percorso di riforme per entrare a far parte della famiglia europea. Le tensioni nei Balcani suonano come campanello d’allarme sull’attenzione da rivolgere ai popoli di questa regione. È di positivo rilievo che il Consiglio Europeo abbia contemplato la possibilità di avvio dei negoziati per la Bosnia Erzegovina», ha commentato.


«Condannare l’antisemitismo, basta ambiguità»

«La crisi mediorientale – ha dichiarato il Presidente Mattarella – con il suo portato d’odio, ha fatto riemergere dal suo fiume carsico anche il fenomeno dell’antisemitismo, che, oggi come ieri, si nutre di luoghi comuni e di una visione distorta della storia. Derivazione di sottoculture che resistono al tempo e alla ragione, veri e propri “magazzini dell’odio, mai svuotati della loro merce tossica”, come le ha recentemente definite la Senatrice Liliana Segre. Si tratta di messaggi che debbono incontrare la più netta condanna, senza ambiguità, senza interpretazioni di comodo».

In Europa «ci vuole la maggioranza»

«Allargamento e approfondimento dei meccanismi di integrazione economica e politica sono due aspetti strettamente connessi. Perché l’Unione Europea possa svolgere un ruolo rilevante a livello interno ed internazionale, essi debbono procedere di pari passo. Una esigenza, questa, che dovrebbe indurci ad un sempre maggiore ricorso al voto a maggioranza», ha sottolineato il presidente della Repubblica.

«Sul Patto di Stabilità l’UE non è perfetta, serve ferma chiarezza e pazienza»

Infine sul Patto di Stabilità il Quirinale rimarca: «Come ogni costruzione umana, l’Unione Europea non è perfetta: è un cantiere permanente, da puntellare quotidianamente con il lavoro di tutti, unendo, insieme, resilienza, ferma chiarezza e pazienza, come necessario per la conclusione dei negoziati in atto per il Patto di stabilità e crescita».

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