Messina Denaro cercò rifugio in Tunisia. Il contatto con l’imprenditore Giovanni Vassallo, finito oggi agli arresti domiciliari

I carabinieri del R.O.S. e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per tre persone: l’imprenditore, Emilio Alario e Giuseppe Lodato

Matteo Messina Denaro, durante la latitanza, cercò un nascondiglio sicuro in Tunisia. Un dettaglio che emerge oggi per l’arresto di Giovanni Vassallo, imprenditore accusato di mafia e ritenuto vicino a quello che fu il re di Cosa Nostra. Vassallo, secondo quanto raccontato dal pentito Attilio Fogazza, sarebbe stato contattato da Giovanni Scimonelli, fedelissimo del capomafia e tra i finanziatori della sua latitanza, perché procurasse al latitante più ricercato d’Italia un’abitazione in Tunisia. Il collaboratore di giustizia ha anche messo a verbale che Vassallo, dopo aver subito il sequestro di un centro di distribuzione alimentare a Castelvetrano, si sarebbe scusato con Scimonelli per non aver avuto denaro da mandare al boss dei boss. Oggi, a quasi un anno dalla cattura di Messina Denaro, i carabinieri del R.O.S. e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo nei confronti di tre persone. Una è Vassallo, che ha avuto gli arresti domiciliari, le altre sono Emilio Alario e Giuseppe Lodato, ai quali è stata notificata la misura della custodia cautelare in carcere.


Il ruolo dell’imprenditore e quella rapina il cui bottino finì nelle mani della famiglia del boss

L’inchiesta, secondo quanto riferito sul quotidiano La Sicilia, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. Colpisce il clan di Mazara del Vallo, ritenuto da sempre alleato fedele del capomafia. Vassallo fin dal 2012 avrebbe fatto parte del gruppo che gestiva gli incontri del boss di Castelvetrano con gli altri uomini d’onore. Non solo, l’imprenditore avrebbe avuto stretti rapporti con profili di rango del mandamento mazarese come Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina. I carabinieri hanno accertato anche il ruolo di Vassallo in una rapina commessa a Palermo ad aprile del 2015. Il bottino del furto, secondo il pentito Attilio Fogazza, sarebbe finito nelle casse della famiglia di Matteo Messina Denaro grazie Giovanni Scimonelli, uno dei finanziatori della latitanza del boss. Alario, raggiunto oggi dalla stessa ordinanza di custodia cautelare è accusato come Vassallo di associazione mafiosa ed è già stato condannato in via definitiva per aver fatto parte del mandamento di Mazara del Vallo. Lodato, anche lui colpito da ordinanza, è suo genero.


Leggi anche: