Impennata di casi di influenza (e Covid): così i pronto soccorso in Lombardia sono sommersi dai pazienti

L’afflusso di pazienti si stima sia aumentato di circa il 30% rispetto all’inizio del mese

Nei giorni festivi, mentre molti lavoratori festeggiano, nei pronto soccorso lombardi sono arrivati al limite con situazioni di sovraffollamento estremo. Mercoledì pomeriggio al Niguarda, 200 pazienti erano già presenti, seguiti da altri 300 il giorno precedente. Al Sacco di Vialba, si registravano circa 80 accessi e 20 pazienti su barella. Al San Paolo e al San Carlo, anch’essi facenti parte della stessa struttura sanitaria, si contavano oltre 250 cittadini e 25 persone in attesa di un letto. Al Policlinico, a un’ora simile, il personale si dedicava a circa novanta pazienti. Nella clinica Città Studi, la situazione era critica, mentre si osservava un flusso elevato di persone all’Humanitas e al San Raffaele. La causa principale sembrano essere le influenze, affermano i medici. Ma anche il Covid gioca la sua parte.


L’afflusso crescente di pazienti nei Ps

Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi-Sant’Ambrogio, spiega al Corriere della Sera che ci troviamo nella fase più critica delle infezioni respiratorie: «Una combinazione tra l’influenza tradizionale e le nuove varianti del Covid». E sono pochi coloro che hanno fatto il vaccino contro entrambi, provocando un aumento esponenziale di pazienti fragili con sintomi respiratori all’interno dei pronto soccorso. L’afflusso di pazienti si stima sia aumentato di circa il 30% rispetto all’inizio del mese. L’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, insieme al suo staff, sta seguendo attentamente la situazione. Attualmente, ha pianificato una serie di incontri con i direttori generali.


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