La verità al veleno di Francesca Pascale sugli insulti di Verdini a casa Berlusconi: «Saremmo finiti in tribunale e lui…»

L’ex compagna di Silvio Berlusconi nega lo scontro di 10 anni fa con l’allora senatore di Forza Italia e raccontato dal Corriere della Sera

Con un discreto carico di veleno, Francesca Pascale smentisce il crudo faccia a faccia che avrebbe avuto anni fa con l’allora senatore di Forza Italia, Denis Verdini. Sul Corriere della Sera, Tommaso Labate racconta di uno scontro clamoroso avvenuto tra l’ex compagna di Silvio Berlusconi e l’ex senatore di Forza Italia alla fine di una tesissima riunione dei vertici del partito a palazzo Grazioli. È l’ottobre 2013, Pascale «trovandoli riuniti a tarda notte dopo essere tornata da una pizzata in centro, era impazzita: “Fuori da casa mia, subito!», racconta Labate. I due a quel punto sarebbero arrivati quasi alle mani, con Verdini che urlava: «Ma tu chi ca*** sei? Come ca*** ti permetti a parlarci così?». Labate racconta che fu costretto a intervenire Berlusconi per dividerli. Ma secondo Pascale, quella ricostruzione non corrisponde del tutto alla realtà.


Il chiarimento di Pascale

Innanzitutto Pascale chiarisce: «Non avrei mai potuto intimare al signor Verdini di uscire da casa e questo per due semplici ragioni. La prima è che la casa nella quale vivevo col Presidente Silvio Berlusconi non era mia, ma del Presidente, e quindi non avrei mai potuto cacciare una persona da una casa che non era la mia. La seconda ragione è ancora più semplice: se fosse stata casa mia, il signor Verdini non ci avrebbe mai e poi mai messo piede». Pascale spiega che lei in casa ospita amici e parenti, «e Verdini è amico e parente di altri, non mio, né lo è mai stato», riferendosi a Matteo Salvini, compagno della figlia di Denis Verdini, e con il quale Pascale non ha mai avuto rapporti sereni. A proposito poi degli insulti di Verdini a Pascale, raccontati nell’articolo del Corriere, Pascale lancia l’ultimo colpo avvelenato: «Se il signor Verdini si fosse rivolto a me nei termini offensivi riportati nell’articolo, la serata sarebbe finita senza dubbio in un commissariato della Polizia o in una caserma dei Carabinieri, per poi proseguire in tribunale, tutti luoghi che immagino il signor Verdini conosca molto bene e dove si sarebbe certamente sentito a suo agio».


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