Finora l’unica arma sequestrata al deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo è la mini-revolver del caso di Capodanno. Ma ora che la prefettura di Biella ha avviato l’iter per il ritiro del porto d’armi, il parlamentare rischia di dover dire addio a tutto il suo arsenale, dopo la rinuncia alla North American arms LR22. Pozzolo aveva chiesto e ottenuto il porto d’armi per difesa personale, secondo La Stampa dopo le sue posizioni in difesa della resistenza iraniana. Concesso dalla questura di Vercelli, il permesso consentiva a Pozzolo di usare pistole e fucili nei campi di tiro nazionali. Dopo il trasferimento di residenza in provincia di Biella, a Campiglia Cervo, il provvedimento di revoca è partito dalla prefettura competente biellese.
L’iter per la revoca del porto d’armi
Dopo l’apertura dell’indagine per lo sparo dalla sua pistola la notte di Capodanno, quando è rimasto ferito un 31enne genero di un uomo della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro, sono partiti i controlli sulle armi regolarmente registrate da Pozzolo. In casa il deputato ha altre sei armi, tra pistole e fucili. Per queste il sequestro non sarà immediato. Pozzolo può opporsi alla revoca del porto d’armi entro una settimana, presentando le proprie controdeduzioni prima che il provvedimento del prefetto sarà effettivo e faccia scattare il ritiro. A quel punto però non ci sarà un vero e proprio sequestro, ma le forze dell’ordine prenderanno in consegna le sei armi. A quel punto Pozzolo avrà altri sessanta giorni per fare eventuale ricorso al Tar, altrimenti tre mesi nel caso volesse fare ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Nel caso in cui i suoi ricorsi dovessero essere rigettati, il deputato dovrà decidere se far rottamare le sue pistole e fucili o cederle a un suo conoscente, sempre che abbia il porto d’armi adeguato per detenerle legalmente.
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