Jonathan Bazzi aggredito con il suo compagno: «Contro di noi insulti omofobi: a Milano non c’è più futuro»

Lo scrittore racconta su Instagram l’ultima aggressione subita e la sua sfiducia sulla città in cui vive: «La qualità della vita si è schiantata al suolo negli ultimi anni»

Dure parole, quelle che lo scrittore Jonathan Bazzi ha affidato a una storia su Instagram: «A Milano la qualità della vita si è schiantata al suolo negli ultimi anni». Il riferimento è a un’aggressione che racconta di aver subìto ieri, 2 gennaio, mentre si trovava in strada con il suo compagno. L’attacco al capoluogo meneghino però non riguarda solo la sicurezza, ma anche i costi diventati insostenibili: Bazzi, autore di Febbre e Corpi minori, scrive come sia «impossibile trovare una casa (o una stanza) a prezzi sostenibili, donne e membri della comunità LGBTQ+ hanno paura a girare per strada – l’ultimo incontro indesiderato mi è capitato ieri sera – e i mezzi pubblici hanno tempi di attesa indegni (nonostante il biglietto costi sempre di più)».


Una città violenta

Intervistato dal Corriere della Sera, Bazzi ha spiegato nel dettaglio la sua disavventura: mentre si trovava in zona Porta Venezia, un uomo di 40 anni «uscendo da un portone in stato alterato, ha iniziato a gridare insulti omofobi contro di noi». Ma di esempi ne avrebbe molti: «Qualche mese fa un nostro amico è stato buttato giù da un monopattino elettrico dopo essere stato accerchiato. Un altro stava camminando di sera intorno alle undici in una via verso NoLo e una persona ha iniziato prima a insultarlo, poi l’ha colpito e infine gli ha strappato la catenina d’oro. Il problema della sicurezza però, secondo me, è una conseguenza di un progetto generale della città». Quale? «Ci si è concentrati sempre di più sul competere con le grandi capitale europee spostando le attenzioni, le risorse e la visione verso una direzione che non è inclusiva ma che mira a entrare in certi circuiti, a muovere certi capitali, lasciando indietro grandi fette della popolazione».


Una sofferenza di classe

A suo avviso, il tema della sicurezza è legato a doppio filo a questo aspetto, «perché spesso è l’espressione di una sofferenza di classe: ampie sezioni del territorio, soprattutto periferiche, sono state abbandonate a sé stesse e questi sono i risultati. Io vengo da Rozzano, che dista solo pochi chilometri da Milano, dove la situazione, legata anche allo spaccio, ormai è davvero grave e coinvolge anche ragazzi giovanissimi che non frequentano la scuola e si guadagnano da vivere in quel modo, come è stato testimoniato anche da diversi servizi giornalistici. La soluzione non può essere qualche pattuglia in più, che può essere solo una pezza: è la gestione della città che è sbilanciata».

Nessun futuro

«In questo scenario – è la sua amara considerazione – in cui è davvero difficile immaginare un futuro, figurarsi metter su famiglia, la priorità del sindaco oggi è quella di vantarsi dei nuovi trappoloni meccanici introdotti come tornelli in metropolitana». «Ha senso in effetti: a saltare i tornelli – ha aggiunto Bazzi – non sono certo i padroni di questa metropoli implosa, in cui per affittare un bilocale uno stipendio mensile non è più sufficiente. Qualcuno dice che non dovremmo alimentare il lamento collettivo contro Milano per non finire in mano alla destra, ma cos’ha ormai di inclusivo e anticlassista questa città ripiegata senza coraggio né visione sul culto claustrofobico di se stessa?».

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