Il consigliere della Corte dei Conti che voleva far sbavare di rabbia il centrodestra: «Non sono pentito, ho detto la cosa giusta»

Marcello Degni e il post su X: più ci penso, più me ne convinco

Il consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni non è affatto pentito delle sue parole sul centrodestra da «far sbavare di rabbia» sulla «manovra blindata». Tanto è vero che non ha cancellato il post su X indirizzato a Elly Schlein per criticare il mancato ostruzionismo sulla Legge di Bilancio. Ma nei confronti del consigliere revisore per Lombardia e regioni autonome la Corte dei Conti ha annunciato l’adunata urgente del Consiglio di presidenza «per le valutazioni di competenza». Adesso, fa sapere in un’intervista a La Stampa, sta preparando una relazione per giustificare le sue azioni. Ma intanto, dice, «più ci penso e più sento di aver fatto la scelta giusta».


La libertà di critica

Perché, spiega Degni a Flavia Amabile, ha solo espresso un rammarico visto che l’opposizione «avrebbe potuto sfruttare di più gli strumenti del diritto parlamentare per marcare meglio la maggioranza sulla manovra». Voleva soltanto difendere «il ruolo del Parlamento». Mentre l’esercizio provvisorio che ha invocato «non avrebbe creato problemi all’Italia ma al governo, all’interno di una normale dialettica con la maggioranza. Che cosa dovremmo dire allora sulla bocciatura del Mes e sui danni che provoca all’Italia?». Dice poi di essersi espresso «come Marcello Degni, non come giudice della Corte dei Conti». Sottintendendo che nel momento in cui ha scritto il post su X non stava esercitando le sue funzioni. Per i magistrati è d’obbligo essere imparziali soltanto quando si trovano nell’esercizio delle funzioni, è il ragionamento di Degni.


Le funzioni del magistrato

E infatti lo spiega subito dopo: «Io credo che un magistrato abbia il diritto di esprimere le sue posizioni purché non si trovi di fronte a una questione che incide su una sua azione diretta e purché lo faccia in modo rispettoso come ho fatto io argomentando su una questione di cui mi occupo». Infine, Degni spiega anche che la sua non era una critica dalla maggioranza: «Dall’opposizione mi sarei aspettato la presentazione di mille emendamenti che avrebbero costretto il governo a decidere il voto di fiducia. In quel caso ci sarebbe stato un dibattito e si potevano sfruttare tutti gli spazi per rallentare l’approvazione della manovra. La maggioranza sarebbe stata costretta a rinunciare al cenone per approvare in tempo la legge di bilancio – e in alcuni casi a dire la verità sarebbe stato anche preferibile – ma si poteva sollevare la questione di un metodo che da anni non dà al Parlamento la possibilità di esprimersi».

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