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Legge di Bilancio, niente più fondi per il contrasto ai disturbi alimentari: «Siamo disperati»

05 Gennaio 2024 - 22:10 Redazione
I soldi servivano ad aumentare il numero degli ambulatori e ad assumere professionisti

Sono spariti dalla legge di bilancio fresca di approvazione i 25 milioni di euro che erano stati stanziati nel biennio 2023-2024 per il contrasto dei disturbi alimentari. I soldi servivano ad aumentare il numero degli ambulatori, così da poter assistere soprattutto chi soffre di queste patologie ma non ha la possibilità di rivolgersi a una struttura. Questo perché, su 126 strutture sul territorio nazionale (112 pubbliche e 14 private), 63 sono al Nord, 20 nella sola Emilia-Romagna. Nel Centro scendono a 23, mentre 40 sono distribuite tra Sud e Isole, 12 in Campania e 7 in Sicilia. Il Molise non ne ha nemmeno una. Laura Dalla Ragione, direttore Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria, ha dichiarato al Corriere della Sera: «Una rete insufficiente però, anche a fronte dell’aumento dell’incidenza di questi disturbi dopo il Covid, al momento che l’ultimo censimento del 2023 ha contato 126 strutture sul territorio nazionale, di cui 112 pubbliche e 14 private accreditate. Con grandi differenze tra una regione e l’altra». Il fondo ha permesso di implementare i servizi esistenti, attivarne di nuovi, e assumere 780 professionisti (tra psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti e nutrizionisti e medici specialisti in nutrizione clinica). Adesso però, a causa del mancato stanziamento, il progetto si concluderà e gli ambulatori chiuderanno, a partire dal 31 ottobre. Lasciando in difficoltà tutti i pazienti presi in carico. Nel frattempo, il fenomeno cresce: Dalla Ragione ricorda che i casi intercettati nel 2019 erano 680.569, mentre nel 2023 sono arrivati a 1.680.456. Secondo i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte), di anoressia e bulimia cinque anni fa sono morte 2.178 persone, in quello appena finito i decessi sono stati 3.780. Età media: 25 anni. «Siamo disperati, come è possibile che non si sia riusciti a dare continuità? – domanda Giuseppe Rauso, presidente dell’Associazione nazionale disturbi del comportamento alimentare -. Non sappiamo come dirlo alle famiglie. Qui si parla della seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Speriamo che qualche decreto legge possa restituirci la speranza».

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