Israele annuncia una «nuova fase» a Gaza: «Ora meno truppe e operazioni mirate». Raid in Libano, ucciso un comandante di Hezbollah – Il video

Il portavoce dell’Idf spiega al Nyt il cambio di strategia a poche ore dall’arrivo in Israele di Antony Blinken. Netanyahu visita le truppe al confine nord

Un comandante delle forze d’élite di Hezbollah è stato ucciso oggi, lunedì 8 gennaio, in un raid aereo attribuito a Israele nel sud del Libano. L’obiettivo dello strike, che arriva a meno di una settimana di distanza da quello compiuto a Beirut per eliminare il numero 2 di Hamas, Saleh Al Arouri, era Jawwad Wissam al-Tawil, vicecomandante di un’unità delle forze Radwan del “Partito di Dio”. Secondo i media libanesi è stato ucciso insieme a un altro miliziano di Hezbollah in un attacco mirato sull’auto in cui i i due viaggiavano, nel villaggio di Majdal Selm. Secondo una fonte degli apparati di sicurezza consultata da Reuters, si tratta di une perdita «molto dolorosa» inflitta da Israele a Hezbollah, che potrebbe ora «far esplodere le cose». L’attacco è arrivato dopo un weekend di intensi scambi d’artiglieria tra Israele e il movimento sciita, che sembra aver inflitto allo Stato ebraico un colpo insidioso. Alcuni dei razzi sparati da Hezbollah nella giornata di sabato erano diversi dal solito: Kornet di fabbricazione russa, capaci di una gittata doppia (10 km) rispetto a quelli utilizzati sin qui, e di bucare la difesa antiaerea dell’Iron Dome israeliano, secondo quanto ricostruito dal Corriere. E così l’attacco ha seriamente danneggiato il centro di difesa aerea dello Stato ebraico sul monte Meron, in Galilea. Una base strategica, perché è da qui che Israele controlla tutti i movimenti in arrivo dal Libano, via terra come per via aerea, ma anche nella regione più vasta, dove i pericoli sono all’ordine del giorno, specie dopo il 7 ottobre: dalla Siria alla Turchia, passando per il Mediterraneo orientale.


Netanyahu: «Risolveremo la questione»

Da giorni il segretario di Stato Usa Antony Blinken, atteso nelle prossime ore proprio in Israele, mette in guardia contro il rischio di un allargamento del conflitto con l’apertura di un secondo fronte col Libano. E così pure l’Unione europea per bocca dell’Alto rappresentante Josep Borrell, a Beirut nel weekend. Ma il governo israeliano non esclude affatto questo scenario, anzi. Lo ha ribadito oggi lo stesso Benjamin Netanyahu facendo visita direttamente alle truppe di stanza al confine settentrionale di Israele. «Faremo tutto il necessario per riportare la sicurezza qui al nord. Ovviamente preferiamo che ciò avvenga senza dover ricorrere ad una vasta campagna militare, ma (se si rivelerà necessario, ndr) questo non ci fermerà», ha detto il premier, ricordando minaccioso come Hezbollah abbia visto all’opera la risolutezza di Israele «coi loro nemici al sud», ossia a Gaza. Parole simili a quelle consegnate stamattina al Wall Street Journal dal ministro della Difesa Yoav Gallant: se non sarà raggiunto un accordo con il Libano che consenta agli abitanti del nord di Israele di tornare nelle proprie case che hanno dovuto evacuare ormai da tre mesi, ha detto Gallant, Israele non esiterà a fare ricorso alla forza. «Siamo pronti a fare sacrifici. Loro vedono cosa succede a Gaza e sanno che abbiamo la capacità di fare un “copia-incolla” con Beirut».


La reazione di Hezbollah

Solo pochi giorni fa il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah aveva messo in guardia Israele dal colpire direttamente i suoi uomini, minacciando che «chiunque pensi di farci la guerra se ne pentirà». Oggi però, dopo l’uccisione di al-Tawil, il Partito di Dio sembra escludere un’ulteriore escalation. Hezbollah «non vuole che la guerra si estenda, ma che l’aggressione (israeliana) finisca», ha detto il capogruppo del movimento al Parlamento di Beirut, Muhammad Raad, pur precisando che «è certo che se Israele vuole espandere il conflitto, attaccando il nostro paese, andremo fino in fondo».

Una «nuova fase» nella guerra a Gaza

All’alleato americano, al contempo, Israele sembra finalmente pronto a concedere un risultato dopo mesi di pressioni: l’ingresso in una nuova e diversa fase nell’offensiva militare nella Striscia di Gaza. «È iniziata una fase nuova, meno intensa, dei combattimenti», ha detto al New York Times il portavoce dell’esercito Daniel Hagari, pur precisando che la transizione «non implica alcuna cerimonia, né annunci teatrali». La nuova fase, ha indicato il portavoce, dovrebbe implicare un minor ricorso a truppe sul terreno, un processo già iniziato nelle scorse settimane, e operazioni più mirate, specialmente nell’area nord della Striscia dove Israele ha annunciato sabato di aver completato lo smantellamento del dispositivo militare di Hamas. Secondo Hagari Israele consentirà anche un maggior afflusso di aiuti umanitari, comprese tende per accogliere gli sfollati palestinesi. Lo stesso quotidiano newyorchese osserva nel dar conto dell’annuncio come «non sia affatto chiaro se questa nuova fase dell’offensiva israeliana sarà meno pericolosa per i civili di Gaza», ricordando le immani sofferenze cui la popolazione della Striscia deve far fronte, qualificata dallo stesso Blinken ieri come una «tragedia inimmaginabile».

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