La rissa al bar, l’incontro di chiarimento e la sparatoria. Parla il patrigno 28enne di Alexandru Ivan: «Perché l’ho portato con me»

Il 14enne aveva assistito alla rissa tra il compagno di sua madre e due boss locali. Gli stessi che avrebbero dato appuntamento per un presunto chiarimento

Il 14enne Alexandru Ivan è stato ucciso da due colpi di pistola sparati durante un regolamento di conti tra il compagno di sua madre e due presunti boss della zona, ora ricercati per l’omicidio del ragazzo. A portarlo in quel tratto di via Casilina, nella periferia Est di Roma, è stato Tiberiu Maciuca, 28 anni, alcuni precedenti per spaccio, che con la madre del 14enne ha avuto due figli oggi di 4 e 8 anni. Alla Stampa è il 28enne a ricostruire cosa sia successo la notte tra il 12 e il 13 gennaio, quando racconta a Grazia Longo di aver visto morire Alexandru Ivan tra le sue braccia. I due poco prima delle 3 di notte si trovavano nel parcheggio al capolinea della metro C a Pantano, perché Tiberiu Maciuca aveva un appuntamento per un incontro chiarificatore dopo una lite: «Mi avevano dato appuntamento per un chiarimento quei due uomini con cui mi ero picchiato al bar verso le 11 di sera».


Il 28enne ammette di conoscere i due, che gli sarebbero anche amici su Facebook. Questi gli hanno scritto in chat per dargli appuntamento. E lui ci è andato «insieme ad Alexandru, suo nonno, suo zio materno, mia madre e mia sorella». Secondo la versione di Tiberiu Maciuca, quel gruppo così nutrito veniva da una festa, che sarebbe andata avanti fino a notte fonda. Era il compleanno di uno zio, ma la presenza di Alexandru e di suo nonno sarebbe stata giustificata perché avevano assistito al presunto insulto e scontro al bar. Sui motivi del litigio, il 28enne resta vago: «Quei due erano prepotenti. Forse gli stavo antipatico, ma noi non siamo gente che può sopportare che qualcuno ti derida. E ci siamo picchiati».


Dopo la lite al bar, arrivata la richiesta di chiarimento, il 28enne decide di portare con sé il figliastro di 14 anni. Una situazione di totale pericolo, di cui però il patrigno si è accorto troppo tardi: «Non era tanto lontano da me, a un certo punto si è accasciato e io mi sono spaventato a morte perché quelli avevano sparato dalla macchina senza scendere». Dopo la sparatoria, Tiberiu Maciuca dice di essersi avvicinato al corpo del ragazzo: «Ho alzato la maglietta: era tutto sporco di sangue e aveva un foro all’altezza del cuore. Mi è morto tra le braccia».

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