Bruna, la donna transgender picchiata a Milano: chiesto il processo per lei e 5 vigili

L’indagine ha smentito i vigili sulle violenze

La procura di Milano ha chiesto il processo per cinque vigili accusati di aver picchiato Bruna, la donna presa a manganellate durante un fermo nei pressi del parco Trotter. La procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e la pubblica ministero Giancarla Serafini hanno chiesto il processo anche per lei, che è accusata di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, rifiuto a dare le proprie generalità e per la ricettazione di una tessera Atm. Per l’abuso di autorità nei confronti di altri due agenti della polizia municipale è stata chiesta l’archiviazione. Oltre alle lesioni, ai cinque vigili la procura contesta anche il falso in atto pubblico. Gli indagati, spiega oggi l’edizione milanese di Repubblica, sono accusati di aver aggredito violentemente la transgender mentre lei era a terra in posizione di resa.


Il manganello

Le indagini hanno confermato che Bruna è stata colpita con un manganello alla testa. E che ha ricevuto anche spruzzi di spray urticante in direzione degli occhi. Oltre a un calcio alle gambe. Il dirigente e un agente dovranno anche difendersi dall’accusa di falso. Perché non è vero che Bruna aveva «urinato davanti a tutti» e si era «denudata al Trotter». Falso anche che la donna abbia sbattuto con la testa contro i finestrini dell’auto. E non è stata condotta in astanteria ma in una camera di sicurezza con le misure di contenimento ai polsi.


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