Usa, Trump a processo per diffamazione si scontra con il giudice: «Se continua a interrompere verrà espulso dall’aula»

L’ex presidente è accusato dalla scrittrice Carroll di aver negato la violenza sessuale per cui è stato condannato in una causa civile

Secondo giorno della causa per diffamazione che la scrittrice statunitense Elizabeth Jean Carroll ha intentato contro Donald Trump per aver negato nel 2019, quando l’imprenditore era in carica come presidente degli Stati Uniti, una violenza sessuale ai suoi danni, avvenuta circa 30 anni fa all’interno di un camerino del grande magazzino Begdorf Goodman. «È una caccia alle streghe», «è una truffa», «mente», «è falso», è intervenuto ripetutamente Trump interrompendo l’udienza durante l’intervento della scrittrice. «Spero di non dover prendere in considerazione l’idea di escluderla dal processo. Capisco che probabilmente non vede l’ora che lo faccia», lo ha ammonito il giudice, «so che le piacerebbe, a quanto pare non riesce proprio a controllarsi in questa circostanza». Ma l’ex presidente ha replicato: «Neppure lei», all’indirizzo del giudice.


«Sono qui perché Donald Trump mi ha aggredito e, quando l’ho scritto, ha detto che non è mai successo. Ha mentito e questo ha distrutto la mia reputazione», ha affermato Carroll, testimoniando in tribunale a Manhattan per il processo civile contro l’ex presidente Usa, che ha assistito alla deposizione della scrittrice facendo smorfie e scuotendo la testa. «Ha mentito il mese scorso. Ha mentito domenica. Ha mentito ieri. E sono qui per riprendermi la mia reputazione», ha proseguito. «Un tempo ero una rispettata editorialista, ora sono conosciuta come una bugiarda, una truffatrice e una matta», ha concluso Carroll, citando le offese subite sui social network. Carroll, che ha già vinto una causa civile per stupro contro Trump lo scorso 9 maggio, ha chiesto un risarcimento di 10 milioni di dollari.


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