Caso Teatro di Roma, il presidente contro la nomina di Luca De Fusco: «Atti irregolari»

Francesco Siciliano, presidente dell’ente critica il metodo del cda. E attacca anche il compenso

La nomina di Luca De Fusco, voluta dal governo Meloni, a capo del Teatro di Roma rischia di diventare un caso politico. Anzi, forse già lo è. Perché dopo l’ira del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e la lettera degli artisti contro l’atto (da Matteo Garrone a Lino Guanciale, fino a Elio Germano) si aggiunge un altro no. Quello del presidente del Teatro di Roma, Francesco Siciliano, che in una nota protesta contro alcune decisioni che calpesterebbero le sue prerogative e alcune norme nel contratto per il nuovo direttore generale. Un attacco non alla persona ma al metodo. «Oggi ho dovuto rappresentare al consiglio di amministrazione e al Collegio dei sindaci del Teatro di Roma la mia contrarietà agli atti che – da quanto mi è stato riferito – si stanno compiendo in riferimento a Luca De Fusco», ha dichiarato Siciliano. «Ho invitato tutti i consiglieri e i sindaci ad intervenire e a desistere dal proposito sopra descritto, altrimenti – avverte – saranno valutate tutte le azioni conseguenti».


Il presidente contro il cda

«Non entro nel merito delle qualità di De Fusco – sottolinea Siciliano – ma devo entrare nel merito dell’atteggiamento tenuto a proposito della relativa contrattualizzazione. Mi è stato infatti riferito che il consiglio di amministrazione, con un atto oggettivamente senza precedenti, avrebbe deciso di assegnare il potere di sottoscrivere il contratto con Luca De Fusco (quale nuovo direttore generale del Teatro) ad un componente del consiglio di amministrazione diverso dal sottoscritto. E ciò, benché le mie prerogative statutarie come presidente della Fondazione impongano al consiglio di amministrazione di rispettare la mia funzione – non sostituibile – di legale rappresentante della Fondazione stessa e, più in generale, di soggetto deputato alla esecuzione delle decisioni del consiglio di amministrazione».


La critica al contratto da 150mila euro

«Ma non è solo questo – continua Siciliano -. Da quanto mi è stato riferito sembrerebbe che il consiglio di amministrazione, pur non avendo deliberato né la durata di incarico di Luca De Fusco, né ancora il compenso per esso ipotizzato, abbia affidato ad uno dei componenti del consiglio di amministrazione una delega in bianco con il compito di individuare simili fondamentali parametri». «Quel che è ancora più grave – aggiunge – è che sembrerebbe si stia ipotizzando un contratto di cinque anni con 150mila euro di compenso (oltre ai compensi per le regie). Una simile scelta implicherebbe una decisione oggettivamente esorbitante rispetto ad una normale progettualità triennale di qualunque teatro e, per di più, risulterebbe sproporzionata rispetto a qualunque limite di ragionevolezza. Luca De Fusco è un regista e non un manager. E proveniente da un Teatro, quello di Catania, assolutamente comparabile al Teatro di Roma in termini di volume d’affari e dal quale percepisce circa 68mila euro di compenso. La quasi triplicazione del compenso rispetto al valore di riferimento di Luca De Fusco (da questi accettato per il suo precedente incarico) resta dunque priva di qualunque giustificazione e potenzialmente rappresentativa di un danno per il Teatro di Roma per le sue risorse che, lo ricordiamo provengono per 6 milioni e mezzo dal Comune di Roma e per poco più di un milione dalla Regione Lazio».

Leggi anche: