L’urlo di Calenda contro Stellantis: «Non è più italiana, ma continua a chiedere soldi. Andrà in Marocco»

Il leader di Azione: questi sono capitalisti che si fanno gli affari loro

Stellantis non è più italiana. Eppure il gruppo continua a chiedere soldi al Belpaese. Mentre il gruppo vuole investire in Marocco. Carlo Calenda oggi in un’intervista al Messaggero va all’attacco di «una storia allucinante. Sia per le dimensioni della vicenda che per l’omertà della sinistra e del sindacato». Dopo la morte di Marchionne, ricorda il leader di Azione, John Elkann ha cominciato a vendere attività: «Magneti Marelli l’ha ceduta a una società giapponese. All’epoca chiesi al governo di esercitare il golden power, ma Conte non lo fece», ricorda nel colloquio con Mario Ajello. «All’epoca diede assicurazioni su stabilimenti e lavoro in Italia. Poi abbiamo visto la brutta fine della fabbrica di Crevalcore. Durante il Conte 2, Fca riceve una garanzia pubblica di 6,3 miliardi di euro. Per pagare agli azionisti 3,9 miliardi di dividendo. Questi sono capitalisti che si fanno gli affari loro».


Capitalisti che si fanno gli affari loro

Calenda dice che tra gli stabilimenti italiani e quelli francesi c’è una grande differenza: «I francesi sono pronti con l’auto elettrica, di quelli italiani solo uno è al passo con i tempi». Le fabbriche italiane, ragiona l’ex ministro, si vanno svuotando. A cominciare da Mirafiori. E Tavares viene a inaugurare a Mirafiori una linea di rottamazione spacciandola per economia circolare. «La fabbrica di Grugliasco è stata messa in vendita su Immobiliare.it. L’avevo inaugurata da ministro insieme a Marchionne. E i nuovi modelli, spacciati per made in Italy, arrivano dalla Serbia», ricorda. Per Calenda di italiano l’ex Fiat «non ha più nulla. L’Italia è diventata per loro un posto qualunque e chiedono soltanto incentivi». Poi dà una notizia: «Sono in possesso di una lettera che Stellantis ha inviato ai fornitori italiani, decantando le opportunità di spostare gli investimenti in Marocco. La fuga dall’Italia continua sempre più».


La sinistra e la Cgil

Calenda punta il dito anche sulla sinistra e sulla Cgil, che hanno smesso di parlare della fuga dell’ex Fiat «da quando gli Elkann hanno comprato La Stampa e Repubblica. Maurizio Landini è arrivato a fare un’intervista sulla crisi dell’automotive senza mai nominare Stellantis». Poi, la previsione: «Quando gli Elkann avranno finito di dismettere attività in Italia, venderanno Repubblica che gli è servita solo per coprirsi a sinistra». Mentre il Landini che attaccava Marchionne «è sparito. Forse ha paura di venire bandito da Repubblica».

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