Ispettori del governo al centro per l’incongruenza di genere, l’ansia dei genitori di adolescenti transgender: «Interromperanno le loro cure?»

La preoccupazione delle famiglie: «Giocano con la vita delle persone. Quel centro ci ha salvato». Il ministro Schillaci: «Nessun intento punitivo»

Sono preoccupati i genitori degli adolescenti seguiti dal Centro regionale per l’incongruenza di genere di Careggi (Firenze) dopo che il ministero della Salute ha mandato i suoi ispettori in sede a fare dei controlli. Controlli che coincidono, almeno temporalmente, con la diffusione mediatica del caso di Marco, il ragazzo transgender che ha scoperto di avere una gravidanza in corso solo al quinto mese. «Abbiamo paura che possa incidere sul percorso avviato dai nostri figli, che qualcosa possa cambiare, ma soprattutto hanno paura i nostri figli, paura di interrompere le cure», racconta la madre di uno degli adolescenti. «Speriamo che dall’ispezione venga fuori la verità: che le cose lì sono fatte bene», aggiunge. Concorda la mamma di un’altra ragazza quasi maggiorenne che è seguita dal Careggi da ben 4 anni. «È stata la nostra salvezza, mia figlia si è sentita subito capita. Ha iniziato un percorso psicologico durato diversi mesi, poi la terapia con il bloccante e ora quella ormonale. Non trovava il suo posto nel mondo e sapere che c’era un centro come quello le ha cambiato la vita», spiega la donna che circa ogni 3 mesi porta la figlia al centro per effettuare i controlli necessari.


«Giocano con la vita delle persone»

La donna ci tiene a raccontare come prima che la figlia iniziasse il percorso al Careggi, aveva timore che si facesse del male: «Viveva malissimo». Al centro ci vanno anche diverse famiglie che arrivano da fuori regione. È il caso ad esempio di Francesca (nome di fantasia, ndr), anche lei quasi 18enne. «Le ho proposto di farci seguire da qualcuno più vicino, ma lei non ne vuole sapere. C’è una visione distorta sul centro. Non è che le persone vanno a Careggi e gli fanno la ‘punturina’, dal primo accesso passa tanto tempo: si fanno colloqui, visite, analisi», sostiene la madre. Che si aggiunge all’appello dei genitori di un’altra giovane che teme «una sospensione delle terapie». Le famiglie ci tengono a concludere dicendo che «non si può pensare di stravolgere questo mondo non conoscendolo. Careggi è un porto sicuro per i nostri figli e anche per noi famiglie perché riceviamo un supporto totale. Si sta giocando con la vita, la serenità e la tranquillità delle persone».


«Dal ministero atteggiamenti persecutori»

Nonostante nelle scorse ore il ministro dell’Istruzione Orazio Schillaci abbia tentato di rassicurare la comunità Lgbtqia+ spiegando che le ispezioni non vogliono essere «un gesto punitivo», ma solo di controllo, da subito in molti si sono messi in allarme. Anche perché tutto è partito da un’interrogazione del capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui al Centro «non viene fornita l’assistenza psicoterapeutica e psichiatrica». Aspetto che dalla Regione Toscana smentiscono: «Il supporto psicologico per i pazienti c’è: il percorso prevede in media almeno 4-5 colloqui psicologici successivi al primo e pianificati nei primi sei mesi di presa in carico. Il numero medio di colloqui psicologici può variare a seconda delle specifiche necessità e richieste che possono emergere in questa fase». Da Arcigay denunciano che «se l’intento del Ministero della Salute non è punitivo è quantomeno e senza dubbio persecutorio». E aggiungono: «Da quando questo Governo si è insediato, la nostra comunità non è più al sicuro ed è sotto una lente di ingrandimento insostenibile ed oppressiva». Open ha dedicato un’inchiesta al percorso lungo e a ostacoli – sia medico che giuridico – che le persone transgender si trovano costrette ad affrontare.

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