La nuova vita di Andrea Agnelli ad Amsterdam: «Sono stato in difficoltà, ma quante lezioni. La SuperLega? Lasciateci lavorare e vedrete»

L’ex presidente della Juve ripercorre col Financial Times il collasso del progetto SuperLega: «Spensi il telefono bombardato di chiamate. Ma con Ceferin faremo pace»

Non ha perso la verve Andrea Agnelli, a poco più di un anno dall’addio alla guida della Juventus, sotto il peso dell’inchiesta sulle plusvalenze oltre che del caso SuperLega. Il rampollo di casa Agnelli ha subito quasi tre anni di inibizione da ruoli nel mondo del calcio da parte della procura Figc, ed è sotto indagine della giustizia ordinaria per le presunte manipolazioni del mercato e falso in bilancio. Ma nel frattempo si è anche risposato, e ha scelto per sé e la sua famiglia una nuova casa: Amsterdam. È qui che torna a parlare in pubblico dopo mesi, in una conversazione col Financial Times. «Ho aperto una pagina bianca», racconta a Murad Ahmed, che lo punzecchia chiedendo se abbia scelto l’Olanda per il suo sistema fiscale vantaggioso o per sfuggire alle intercettazioni degli inquirenti italiani. «Questa è semplicemente una delle città più dinamiche d’Europa», ribatte l’ex presidente Juve. Che vi combina, dunque? Guida la sua holding finanziaria, Lamse, una fondazione che si occupa di ricerca sul cancro e sta lavorando al lancio di una nuova impresa che applica la tecnologia allo sport, riferisce il quotidiano economico. Ma il suo pallino degli ultimi anni, la SuperLega, è tutt’altro che un sogno abbandonato. Difende a spada tratta la genesi di quel progetto, Agnelli. Perché i club “ribelli” lo abbiano abbandonato nel giro di 48 ore quando venne svelato pubblicamente e scoppiò il putiferio, resta per lui un mistero: «Non avevo certo puntato la pistola alla tempia di nessuno. Aveva tutti firmato liberamente – vuoi per FOMO (fear of missing out, ndr) vuoi in piena coscienza».


Quel viaggio a Parigi e la notte in cui tutto franò

Agnelli rievoca in particolare alcuni incontri chiave che nel corso del 2020 portarono alla definizione del progetto. Il primo, nel bel mezzo dei mesi più acuti della pandemia, con il presidente del Paris Saint-Germain, Nasser Al-Khelaifi: «Mi ricordo quel volo a Parigi in pieno Covid. Nessuno in giro, Parigi deserta. Io e Nasser parliamo di un nuovo torneo, concordiamo che c’è bisogno di cambiare, o saremo morti». Più concreta si fa nei mesi successivi la collaborazione col Real Madrid di Florentino Pérez: è lui a rivolgersi ad Agnelli nel novembre 2020. Ne nasce il progetto della SuperLega – segretissimo per mesi, poi deflagrato ad aprile 2021. Deadline divenuta necessaria, prima che sia l’Uefa a varare la sua riforma della Champions League, che renderebbe vani gli sforzi dei “ribelli”. Quando scoppia la bufera politico-mediatica, Agnelli si trova in grande difficoltà, perché è al contempo il presidente della European Club Association, coinvolta nella messa a punto della riforma stessa con l’Uefa. Ed è legato personalmente ad Aleksander Čeferin, il presidente Uefa che ha fatto persino da padrino al più piccolo dei suoi figli. Perché ha rotto così platealmente con lui, negandosi perfino al telefono in quelle ore convulse, come ha raccontato Čeferin? «All’epoca ero vincolato da accordi di non disclosure, ora posso rispondere», dice Agnelli. «Quella domenica stavo andando verso Montreux per l’evento Uefa. All’improvviso mi ritrovo bombardato di chiamate: “Hanno firmato? Che sta succedendo?”. A quel punto mi son detto: “Sapete che c’è? Io me ne frego, spengo il telefono”. O guido fino a Montreux e faccio finta di niente o lancio la SuperLega: ero in una posizione veramente difficile, sì». Ciononostante Agnelli si dice fiducioso che il rapporto con Čeferin prima o poi si ristabilirà: «Il tempo ricuce tutte le ferite. E se così non sarà, pace: io ho comunque la coscienza a posto». L’ex presidente Juve dice ancora di essere a sua volta deluso dai molti che lo hanno via via abbandonato, ma anche convinto di voltare il tutto in positivo: «Devo trasformarlo in una delle più grandi opportunità di imparare che abbia mai avuto».


Lavori in corso

Parlando con l’FT Agnelli tiene il punto anche sulle operazioni più controverse della sua presidenza della Juve. Dall’acquisto di Cristiano Ronaldo («Era una buona mossa. Dammi Ronaldo e fammelo dispiegare senza una pandemia, ed è un’altra storia») alle manovre finanziarie («Resto convinto che tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in regola, secondo gli standard finanziari: sono tranquillissimo»). E Agnelli di fatto sembra ancora legatissimo al progetto che ha visto la luce dalle ceneri della SuperLega, quello del “super-campionato” europeo cui sta lavorando la società A22, grazie anche alla recente sentenza della Corte Ue che ha sancito l’abuso di posizione dominante dell’Uefa. «Dateci tempo di lavorare, non è che le cose succedono così per magia», dice l’ex presidente Juve al giornalista che gli contesta lo scarso entusiasmo tra i club ex SuperLega (solo Barcellona e Real Madrid sembrano a bordo). «Dobbiamo prima trovare i club, la parte B2B, perché senza quelli parte della competizione non possiamo raggiungere la C, i consumatori». La storia continua.

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