Argentina, ritirata la legge Omnibus per conferire pieni poteri al presidente. L’ira di Milei: «La casta si è opposta al cambiamento»

Il partito del presidente argentino non è riuscito a ottenere il consenso necessario per far passare il provvedimento. Esultano le opposizioni

Gli scioperi e le manifestazioni che da inizio anno scuotono l’Argentina hanno sortito l’effetto sperato. Nelle scorse ore, «La libertà avanza» – il partito del presidente ultraliberista Javier Milei – ha ritirato il testo integrale del disegno di legge Omnibus, facendolo tornare di fatto al punto di partenza del lungo iter legislativo. Si tratta di un passo indietro tanto clamoroso quanto inaspettato per Milei, che non è riuscito a ottenere il consenso necessario su alcuni punti chiavi del provvedimento, a partire dalle privatizzazioni e dalle questioni relative alla sicurezza. Eppure, il presidente argentino non sembra intenzionato ad ammorbidire i toni o fare concessioni. «La casta si è opposta al cambiamento che gli argentini hanno votato alle urne, non siamo disposti a negoziare con chi ha distrutto il Paese», ha tuonato Milei su X. Il presidente argentino, che in questi giorni si trova in Israele per un viaggio ufficiale, ha poi aggiunto che il suo partito ha intenzione di continuare con l’attuazione del programma «con o senza il sostegno» dei partiti di opposizione.


I «pieni poteri»

Il disegno di legge fortemente voluto da Milei è stato ribattezzato «Omnibus» proprio perché mira a rivoluzionare diversi settori dell’economia argentina, imprimendo una svolta fortemente neoliberista in economia e riducendo al minimo gli interventi del governo. Il megadecreto prevede l’abolizione di 366 leggi e, se approvato, conferirebbe ampi poteri a Milei, tramite la proclamazione dello «stato di emergenza pubblica» in vari ambiti, inclusi quelli economici, finanziari, fiscali, di sicurezza, difesa, tariffe, energia, sanità, amministrazione e sociale. Lo stato di emergenza potrebbe durare fino al 31 dicembre 2025, con la possibilità di essere esteso di altri due anni, coprendo di fatto tutta la durata del mandato presidenziale. In questo modo, Milei otterrebbe pieni poteri decisionali su questioni che, secondo la Costituzione, sono di competenza del Parlamento. Ed è proprio per scongiurare una deriva autoritaria del Paese che i sindacati e alcuni partiti dell’opposizione hanno indetto scioperi e manifestazioni in tutto il Paese.


EPA/Juan Ignacio Roncoroni | Lo sciopero generale indetto dai sindacati contro il governo Milei del 24 gennaio 2024 a Buenos Aires

Le reazioni dei partiti

Dopo l’annuncio del ritiro del disegno di legge, il ministro dell’Economia argentino, Luis Caputo, ha cercato di sdrammatizzare: «Il fatto che la legge venga votata o meno non cambierà il corso economico», ha scritto su X. La principale novità, in tema di politica economica, è la promessa di mettere un freno importante alla spesa pubblica, impedendo che la Banca centrale finanzi il Tesoro. Dopo lo stop alla legge Omnibus, l’opposizione moderata del gruppo Pro ha ribadito la propria disponibilità a permettere che il megadecreto venga approvato in futuro. È radicalmente diverso l’approccio del partito peronista Unión por la Patria, che parla di «sconfitta» per Milei e di «fallimento legislativo».

Foto di copertina: EPA/Gian Ehrenzeller | Il presidente argentino Javier Milei al World Economic Forum di Davos, in Svizzera (17 gennaio 2024)

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