Il fenomeno Geolier coglie di sorpresa il Festival di Sanremo: primo posto in classifica e nello streaming

La storia del giovane rapper napoletano che potrebbe far saltare i pronostici al Festival di Sanremo

Molti sono rimasti sorpresi ieri sera quando Amadeus ha annunciato il primo posto di Geolier alla fine della seconda serata della 74esima edizione del Festival di Sanremo. Probabilmente gli stessi che ieri mattina non hanno guardato la classifica dei brani in gara al Festival più streammati, dove guardava tutti dall’alto. Una visuale ormai congeniale al rapper napoletano classe 2000, nell’Olimpo degli artisti più seguiti in Italia ormai dal 2019, dall’uscita di Emanuele, il suo album d’esordio. Eppure sono in tanti alla vigilia del Festival che si sono chiesti chi fosse questo ragazzo dal nome d’arte francese, questo perché già da una decina d’anni il mercato discografico si è spaccato in due, da un lato il pubblico rimasto affezionato alle melodie sempliciotte, affabili, familiari, tradizionali, proposte dal palinsesto televisivo; dall’altro chi ha capito la differenza, chi ha ringhiato dinanzi a questo tentato addomesticamento culturale e si è andato a cercare da solo la musica in rete. Così è scoppiata quella rivoluzione culturale convenzionalmente definita indie (e che oggi al Festival ci ha portato Gazzelle) e così dopo è avvenuta l’esplosione del rap, arrivato come un’onda anomala anche sulle sponde italiane, sempre in ultima fila rispetto i nuovi trend, ma questa è un’altra storia.


Perchè il rap napoletano è il più autentico

Il rap quando è arrivato in Italia ha trovato casa immediatamente a Milano e Roma, poi tutto si è spostato su Napoli, che ha una tradizione decisamente più autentica rispetto a quella dei cugini del nord, dovuta ad un’influenza diretta degli americani. Negli anni ’50 infatti i soldati a stelle e strisce si stabiliscono a Bagnoli, circa 8 Km lontano dal centro, occupando uno spazio di 300mila metri quadrati dove nel ’39, prima che la guerra lo rendesse un puntino nelle strategie dei paesi coinvolti, sorgeva l’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli, un progetto, rivelatosi fallimentare, per il recupero pedagogico dei bambini cresciuti in situazioni di disagio. Gli Stati Uniti ci piazzano dentro il comando strategico AFSOUTH (Allied Forces Southern Europe), poi dismesso nel 2012; e ciò significa che per sessant’anni entrano in contatto con i locali facendogli ascoltare anche la loro musica, il rap all’inizio degli ’80, è chiaro, che dalle loro parti già era estremamente popolare. Il tutto viene mescolato a un altro movimento particolarmente significativo nella storia della musica napoletana, il cosiddetto Neapolitan Power, ovvero la rivisitazione in chiave partenopea della tradizione anglosassone e mediterranea, una sorta di incrocio culturale tra le sonorità, soprattutto funky, degli Stati Uniti, i connotati della world music e la solidità della tradizione musicale napoletana. Due motivi invece oggi portano Napoli a essere considerata dai più esperti la principale scena rap italiana, una street credibility un po’ più credibile di quella milanese, e soprattutto la lingua, più precisamente la fonetica. La lingua napoletana, forte di un utilizzo delle vocali diverso rispetto all’italiano, risulta molto più simile all’inglese che è la lingua madre del genere.


…E poi arriva Geolier

Geolier cresce ascoltando i grandi americani del rap, da Nas a 50 Cent, che sono liricisti, ovvero artisti altissimi che pur raccontando la propria realtà hanno sviluppato una tecnica ai limiti del cantautorato. Non è un caso che si mette su quella scia quando tutti nel rap italiano, specialmente quello milanese che va, mentre la trap dilaga pericolosamente, puntano alla narrazione di storie di strada, difficili, tutto armi, bitch, droga e soldi. Geolier non cade nel tranello, anche perché possiede un fortissimo attaccamento alla famiglia, che è una famiglia normalissima, lontana dalle storie di malavita che comunque, inevitabilmente, la circondano. Geolier allora riesce ad assumere una visione del tutto personale, del tutto unica, che lo porta immediatamente a diventare un soggetto quasi a parte rispetto ai colleghi partenopei. Una visione da saldatore nell’azienda di lampadari di famiglia, dove ancora oggi lavorano il fratello e il padre, che per tenerlo lontano da certe storiacce, fin da piccolo, come ha raccontato a Open, gli ha semplicemente detto di stare attento ai finali delle storie che sono sempre due e due soltanto: la galera o il cimitero. Stop, convinto.

La carriera

Il rap italiano si innamora di Geolier grazie all’uscita di Emanuele, il suo primo album, annata 2019. Una scena intera che si ritrova spiazzata dinanzi ad un rapper che in quel periodo sta riuscendo nella doppia impresa di sdoganare al grande pubblico sia il rap, sia la lingua napoletana, liberandola da quel sapore agrodolce che negli anni è stato etichettato regolarmente come trash e che poi, grazie alla capacità di Geolier, assume connotati non solo affascinanti ma quasi neorealistici. I contorni della lingua napoletana illuminano la capacità istintiva di produrre musica minimalista, con brani scritti in punta di penna con un’incisività e un vigore praticamente unici.  Geolier nasce Emanuele non solo all’anagrafe ma anche artisticamente, quando si cimenta nelle prime gare di freestyle, poi diventa secondino (traduzione italiana di Geolier) in onore del proprio quartiere, Secondigliano. Già comincia a far parlare di sé per singoli come Queen e P Secondigliano, ma li rinnega a tempo di record, si accorge immediatamente quanto la verità del pensiero, del vissuto, sia fondamentale per la crescita sana della sua idea di musica. Roba da fenomeni considerando che la maggior parte dei rapper in circolazione, in ogni parte d’Italia, optano costantemente per lo scimmiottamento di usi e costumi impropri. La firma con la prima etichetta arriva nel 2019, è la BFM Music di Luchè, veterano della scena napoletana, e il successo è immediato, non solo per le doti artistiche di Geolier, comunque indiscusse, ma anche perché questo suo talento, del quale si faceva già un gran parlare nel giro grosso del rap, attira featuring con più padri di questo genere, uno su tutti Guè (ei fu Pequeno) che diventa praticamente suo padre spirituale. La bomba esplode definitivamente con l’uscita di M’Manc, solo un anno dopo il debutto assoluto, in featuring con Sfera Ebbasta e Shablo, uno dei principali personaggi del rap italiano. Il successo è clamoroso, sarà il sesto singolo più ascoltato dell’anno secondo i dati della Federazione Industria Musicale Italiana. Per due anni poi svolazza di feat in feat, diventando rapidamente l’artista più ascoltato sulle principali piattaforme, soprattutto su YouTube dove è presenza fissa nella top ten. Nel 2023 poi esce Il coraggio dei bambini, a oggi vincitore di cinque dischi di platino, un numero che aumenta esponenzialmente fino a 53 se contiamo tutte le opere uscite in questi primi cinque anni di carriera. Un fenomeno tale da concretizzarsi in questo 2024 non solo con la partecipazione al Festival di Sanremo, un’operazione, a suo dire, portata avanti per onorare la lingua napoletana sul trono più alto disponibile nel palinsesto musicale italiano e per fare piacere a mammà, una partecipazione che serve ad Amadeus più di quanto serva a lui, ma soprattutto con una serie di date estive che si apriranno il 15 giugno allo stadio San Filippo di Messina per proseguire con tre clamorosi sold out al Maradona di Napoli e che poi continuerà al Rock in Roma e al Fiera Milano Live, in pratica i templi dei live estivi italiani. I biglietti si stanno vendendo con una velocità impressionante, un trend cominciato ben prima che fosse annunciato tra i big del festival.

Come andrà a finire questo Festival?

A questo punto rimane solo da chiedersi dove potrà arrivare nella sua carriera il giovane Geolier, ma forse al momento potremmo accontentarci di provare a capire quali sono le sue autentiche possibilità di vincere il Festival di Sanremo con la sua I p‘ me tu pte. Non è dato sapere quest’anno in che posizione si è classificato la prima sera, quando a votare è stata la sala stampa, ma ieri ha vinto la gara più significativa, la votazione di radio e, soprattutto, pubblico. Venerdì durante la serata delle cover offrirà un gustoso medley in cui ospiterà Guè, Luchè e Gigi D’Alessio, tre icone assolute. E poi c’è la finale di sabato e tutto a questo punto sta nel capire se riuscirà a rientrare nella top five finale. Se l’impresa si concretizzerà allora le varie favorite (tutte donne) dovranno tremare perché Geolier ha un pubblico solido e numeroso, affezionato e deciso a portarlo avanti. Quello che invece possiamo già stabilire adesso è che la sua vittoria, decisiva o meno, elettrizza un Festival musicalmente assai povero e che si stava dirigendo lungo e noioso verso la proclamazione di una tra Loredana Bertè, Annalisa e Alessandra Amoroso. Geolier ha scombinato le carte e reso la gara più avvincente, magari l’impresa non riuscirà ma già possiamo stringergli la mano.    

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