La Tour Eiffel chiude per sciopero. L’ira dei sindacati contro il comune di Parigi: «È arrugginita, servono lavori di restauro»

I lavoratori di Cgt e Fo puntano il dito contro il comune in vista delle Olimpiadi estive

Uno dei monumenti più visitati al mondo rimarrà chiuso per il secondo giorno consecutivo. In Francia, la protesta dei sindacati Cgt e Fo ha portato alla chiusura della Tour Eiffel. I sindacalisti denunciano una cattiva gestione finanziaria del sito da parte del comune di Parigi e chiedono a gran voce lavori di restauro. Durante la prima giornata di sciopero di ieri, lunedì 19 febbraio, alcuni rappresentanti delle due sigle sindacali hanno incontrato la direzione della Sete (Société d’exploitation de la tour Eiffel), la società che si occupa della manutenzione della Dama di Ferro. L’incontro si è concluso però con un nulla di fatto. «Il nostro azionista rifiuta di negoziare. Potrebbe durare ancora diversi giorni, ma spero che si potrà aprire una trattativa. Per oggi, siamo a un punto morto», ha commentato Stéphane Dieu, delegato di Cgt.


Oggi pomeriggio si terrà l’assemblea generale in cui i lavoratori dovranno decidere se confermare o meno il proseguimento dello sciopero. Come accaduto già con le manifestazioni di fine 2023, i lavoratori denunciano la gestione finanziaria del comune di Parigi, accusato di perseguire un modello economico «troppo ambizioso e insostenibile». Stando a quanto comunicato da Cgt e Fo, la pandemia da Covid-19 e la chiusura della Tour Eiffel per lavori hanno causato perdite per 130 milioni di euro. Tra pochi mesi a Parigi arriveranno le Olimpiadi e i sindacati criticano la decisione di rinviare alcuni cantieri e denunciano l’avanzato stato di degrado del monumento. Fino a non troppo tempo fa, la Dama di Ferro veniva riverniciata in media ogni 7 anni. Ora invece ne sono passati 14 dall’ultima passata di vernice e i sindacati attaccano: «Avvicinandosi sotto alla Torre si vedono tracce di ruggine. Ci sono dipendenti con oltre 30 anni di anzianità che non hanno mai visto una cosa simile».


Foto di copertina: EPA/Mohammed Badra

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