Francia, la denuncia a Nestlé per l’acqua minerale filtrata: «Usa trattamenti vietati e inganna i consumatori»

Dal canto suo, l’azienda ha riferito che ogni pratica illegale sarebbe stata abbandonata negli ultimi tre anni

Nestlé Waters è stata denunciata dalla ong Foodwatch con l’accusa di aver trattato illegalmente l’acqua in bottiglia e di averla venduta senza fornire informazioni accurate ai consumatori. Tutto nasce da un’inchiesta condotta da Radio France e Le Monde, che aveva rivelato alla fine di gennaio come la filiale del gruppo svizzero avesse utilizzato «sistemi di trattamento dell’acqua con filtri al carbonio o filtri UV» per i marchi Perrier, la cui sorgente è a sud della Francia, ma anche Vittel, Hépar e Contrex, imbottigliate nei Vosgi. Secondo Foodwatch, riporta Le Temps, «il 100% dei marchi di Nestlé Waters è coinvolto nell’uso di trattamenti proibiti».


I dubbi dell’Ong

Per l’Ong «la frode legata all’uso di acqua trattata illegalmente è paragonabile allo scandalo della carne di cavallo di dieci anni fa». Foodwatch mette in luce come ci sia «un’evidente violazione delle norme: inganno dei consumatori e profitto economico. Le società hanno nascosto i processi di filtraggio ai controllori e sono state attente a non fornire informazioni ai consumatori o ai distributori, vendendo i loro prodotti non conformi da anni sia in Francia che, probabilmente, nel mercato interno europeo». Inoltre, l’organizzazione a tutela dei consumatori mette in dubbio anche il ruolo della Francia, la quale avrebbe dovuto allertare le autorità degli altri stati membri importatori di quest’acqua, ma sarebbe stata «compiacente».


La replica di Nestlé

Dal canto suo, l’azienda – al momento delle prime rivelazioni dei media – aveva garantito che, nonostante lo scopo principale di tali processi fosse sempre stato la tutela della sicurezza alimentare, ciò potrebbe aver comportato una momentanea trascuratezza delle norme. Nestlè ha dichiarato che ora i suoi marchi rispettano pienamente il quadro normativo in vigore in Francia, affermando di aver abbandonato le pratiche vietate negli ultimi tre anni. Inoltre, ha giustificato questo approccio dicendo che sarebbe stato motivato dai cambiamenti climatici che interessano le sue fonti e dalla presenza di diversi agenti chimici o microbiologici che si accumulano durante il passaggio dell’acqua attraverso le falde sotterranee o le condutture degli impianti.

Leggi anche: