I 150 candidati al concorso di polizia penitenziaria che hanno tentato di truffare lo Stato

Beccati con smartphone truccati e braccialetti con le risposte. E una decina di loro è riuscita lo stesso a farsi bocciare

Erano 150 i candidati al concorso di agente di polizia penitenziaria nel 2016 tra Roma e Napoli. Per copiare avevano preparato diversi braccialetti con dentro le risposte ai quiz, un microauricolare connesso con un suggeritore esterno, una t-shirt con lettere, numeri e formule. Il progetto è andato in fumo e ora sono 150 a essere stati rinviati a giudizio. Il pubblico ministero Fabrizio Tucci ha chiuso l’indagine per truffa: i suggeritori sono stati già condannati in Campania. Erano in possesso di materiale segreto: i quiz con tanto di risposte per i candidati. E così, spiega l’edizione romana di Repubblica, l’indagine ha consentito di svelare le tecniche dei copioni.


Tra queste un braccialetto con i colori alternati delle perline per ricordare l’esatta sequenza di risposte. Un aspirante agente è stato trovato in possesso di un apparato per la comunicazione esterna nascosto nel padiglione auricolare con tecnologia Bluetooth. Altri avevano semplicemente fotocopiato le risposte e cercavano di guardarle di nascosto durante la prova. E c’è chi ha usato la cover dello smartphone con i simboli e i colori delle risposte disposti in sette serie con 80 simboli in tutto. Per ricordare l’esatta sequenza delle risposte ai quiz. Ciò nonostante, alla fine una decina di loro è persino riuscita a farsi bocciare. Ma ora inizierà il processo.


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