Stefania S., l’autrice della saga «Love me, love me» racconta l’autoerotismo femminista

«Love me love me racconta tante forme d’amore, anche queer», ha spiegato in un’intervista

«Love me, love me»: questo il sospirante titolo della saga firmata da Stefania S., che ha conquistato i lettori più giovani e che presto diventerà una serie tv. Un teen drama che oltre ai tradizionali sussulti amorosi affronta temi delicati, dai disturbi alimentari all’autolesionismo. «Sarebbe stato impossibile sennò raccontare le storie di tredici adolescenti che parlano in prima persona: non potevo far finta che l’adolescenza fosse tutta rose e fiori», spiega l’autrice a Repubblica. Nei suoi schietti ritratti giovanili non manca nemmeno il sesso: «La prima scena di sesso è di autoerotismo, fa parte della vita. Ma sì, in fondo forse è anche una scelta femminista».


Un’eroina imperfetta

La scrittrice mantiene tutt’oggi un parziale anonimato: ha rivelato solo metà del suo nome, e sui social mostra sporadicamente il volto. Una scelta fatta per «tutelare la mia vita personale, affettiva e familiare». Racconta però di esse laureata in Lingue e letterature straniere a Torino. Emigrata dapprima in Spagna, adesso vive da due anni a Dubai. Ha scelto di dare vita a un’eroina imperfetta, June, «proprio come tutte noi. Il messaggio è che andiamo bene così, anche quando cadiamo». Ma la possibilità di immedesimarsi nella fallibilità dei personaggi non è l’unico segreto del suo successo. Il sapore dei testi riceve infatti, come già detto, una spinta piccante: «Love me love me racconta tante forme d’amore, anche queer. C’è una scena di sesso a tre che ha scatenato qualche polemica: ma se la donna è consenziente, che male c’è? Il mio non è un dark romance, anche se ne ho scritti: qui non c’è violenza né coercizione».


Il protagonista maschile

Comunque l’altra metà della mela, quella maschile, non viene trascurata: James, il protagonista maschile, «è però quello più fragile. È bisessuale, combatte con la mascolinità tossica. Ho voluto dare molto spazio all’universo maschile: i ragazzi sono vittime di aspettative che li vogliono forti, virili, dominanti. Ma a moltissimi di loro fa male. I miei protagonisti fanno un percorso e si scrollano di dosso questo fardello». A rimarcare la sua intenzione di uscire dagli schemi, nel terzo volume James promette a June che prenderà il suo cognome.

La rivincita

Stefania S. si dice «felice e onorata» di essere una delle molte scrittrici donne che stanno rilanciando il genere romance: la definisce «una rivincita». E riconosce l’impatto che sul settore hanno avuto piattaforme come Wattpad: «Hanno reso la scrittura anche meritocratica, perché sono i lettori che scelgono. Io continuo a scrivere sulla piattaforma perché sono abituata così e perché è una palestra. Ho scelto di lasciare su Wattpad l’intera saga per dare la possibilità a chi mi ha seguita fin dall’inizio, e non può permettersi il cartaceo, di continuare a fruirne». Tuttavia, lei ama leggere altri tipi di libri: «Mi ha formato la grande letteratura italiana: Verga, Pirandello, Calvino. Ma anche Susanna Tamaro: il mio romanzo preferito è Va’ dove ti porta il cuore. Ma devo dire che sulla mia scrittura hanno influito soprattutto le serie tv come Skins». Un bagaglio culturale variegato che le ha permesso di raggiungere il successo. Tanto che adesso riesce dedicare sempre più tempo alla scrittura: «il mio sogno da bambina».

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