I tratti somatici di Egonu e le parole per i gay: cosa c’è nell’inchiesta sul generale Vannacci per incitamento all’odio razziale

A denunciarlo un collega che fa parte di un sindacato. Cosa rischia

È il pubblico ministero Erminio Amelio il titolare della quarta inchiesta sul generale Roberto Vannacci. All’autore de Il Mondo al Contrario viene contestato il reato di incitamento all’odio razziale. A presentare la denuncia un collega del militare: Luca Comellini, maresciallo in congedo dell’aeronautica e al vertice del Sindacato dei militari per la tutela dei cittadini in difesa. L’avvocato Massimiliano Strampelli l’ha depositata alla procura militare. Che per competenza l’ha girata a Piazzale Clodio. «Credo che nel 2023 le opinioni si combattano sul piano delle argomentazioni e non con la censura dei tribunali», ha detto Vannacci. Ma sono alcune delle frasi contenute nel libro quelle alla sbarra. I passaggi incriminati riguardano una frase sulla pallavolista Paola Egonu e i modi per definire gli omosessuali.


Le frasi

Su Egonu il generale ha scritto che «anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Il brano che riguarda gli omosessuali è questo: «Dobbiamo ricorrere ad un idioma straniero e chiamarli gay perché i vocaboli esistenti sino a pochi anni fa nei dizionari sono considerati inappropriati, se non volgari ed offensivi. Pederasta, invertito, sodomita, finocchio, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone sono ormai termini da tribunale, da hate speech, da incitazione all’odio e alla discriminazione e classificati dalla popolarissima enciclopedia multimediale Wikipedia come lessico dell’omofobia». Nell’esposto si sottolinea come nelle forze armate prestino servizio molti italiani di etnie diverse. Da qui deriva l’ipotesi sottoposta alla pm militare Maria Assunta Fosso: «l’istigazione ai militari a violare le leggi» e altri reati, tra cui la diffamazione aggravata.


Leghisti contro Vannacci

Per il reato Vannacci rischia una condanna a un anno e sei mesi di carcere e una multa fino a 6 mila euro. Intanto la candidatura del generale con la Lega fa registrare i primi maldipancia nel Carroccio. Ad uscire allo scoperto è l’assessore veneto alle attività produttive Roberto Marcato: «Non spetta a me dirlo ma le sconfitte, come le vittorie, hanno sempre dei padri», esordisce in un’intervista a Repubblica riferendosi alle elezioni in Sardegna. Poi, sul generale: «Non capisco cosa c’entri Vannacci con la nostra storia. Quello che dice non c’entra nulla con il nostro patrimonio culturale. Senza togliere il fatto che non penso sia un sostenitore del federalismo e dell’autonomia. E poi Vannacci dice cosa pensa degli eterosessuali? No. E allora perché deve rendere nota la sua posizione sugli omosessuali? Ripeto: restiamo ai problemi dei territori: i poveri, gli anziani, le partite Iva…». Vannacci dovrà fronteggiare altre tre inchieste: una davanti alla procura militare, una davanti a quella ordinaria e una alla Corte dei Conti.

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