Renato Zero e la dote di Elodie: «L’ha scoperta cantando con me»

Il cantante parla della sua infanzia, della sua Harley Davidson e del duetto di Firenze

Renato Zero da stasera è in concerto a Roma per otto date, a giugno arriverà a Bari e a Napoli. E in un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua vita e la sua carriera. Partendo dall’infanzia: «Mamma preparava le lasagne a casa e poi andavamo tutti a Ostia. Consumavamo in spiaggia. Il trenino fermava a Castel Fusano, bisognava farsi quaranta minuti a piedi, il mare te lo dovevi guadagnare, non era gratis». Alla Montagnola viveva in un condominio di poliziotti come suo papà Domenico: «Il successo è una bestia feroce. O lo tieni a bada o fa disastri. Non mi ci sono mai abituato. I miei 73 anni mi sembrano un boato, ma non si finisce mai di conoscere e non si inventa mai abbastanza».


Ostia è cambiata

Ora, dice, Ostia è cambiata: «L’acqua ha mangiato la spiaggia. Però il mare a 20 minuti da Roma è un sogno. Ci vado in moto per mangiare il pesce. Ho una Harley Davidson a tre ruote. Ho sempre avuto il pallino per queste moto, le altre mi fanno paura. Quelle giapponesi sono da corsa, hanno una grinta mostruosa, l’Harley è tutto fumo e niente arrosto. La marmitta fa ’sto rumore infernale però la sua bellezza è nella carenatura, nelle ruote, è fatta per andare piano, godersi il vento». E dice che dorme da solo: «Preferisco, da sempre, un’amicizia salda. Non importa da quale genere provenga, anche se, di dieci amici, sette sono femmine e tre maschi: la donna ha preso di diritto una posizione molto alta nella hit parade della credibilità». Ricorda sua madre Ada: «Quando penso a lei mi vengono in mente la sua devozione verso mio padre, il sacrificio di salire la scalinata di Trinità dei Monti tre volte al giorno: per portare i figli a scuola dalle suore francesi del Sacro Cuore, consegnarci il pranzo nel cesto di vimini e venirci a riprendere. E lavorava pure in ospedale, al Santo Spirito. Si dice: le donne di una volta avevano una fibra incredibile. Ce l’hanno pure oggi, solo che l’uomo non ammette di avere perso».


La dote di Elodie

Poi racconta dei colleghi. A Rino Gaetano ha regalato un cappello: «Diceva che il suo cilindro di feltro era troppo pesante, così gli portai da casa una tuba nera. Leggerissima. Rino è stato per me una prospettiva mancata. Quando uscivamo insieme era pieno di verve, un vulcano. Qualcuno dei nostri amici mi avvertì: Rino ha un equilibrio labile. Andandosene via all’improvviso mi ha tolto l’opportunità di aiutarlo e questo mi ha ferito». Poi si è presentato sul palco con Elodie: «Mi ha cercato lei, ma io non vedevo l’ora che mi chiamasse, ha un’enorme energia. Voleva cantare Mi vendo . Io: “No, amore. Hai delle corde formidabili, da grande interprete, meglio Nei giardini che nessuno sa ”. E credo si sia commossa in scena perché ha scoperto quella dote».

Leggi anche: