Il Sottosegretario Mazzi a RTL sulla violenza nei testi rap: «Sconcertanti, proporremo un protocollo»

Ospite di RTL, il Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi torna sul tema della violenza nei testi rap proponendo ad artisti e major un dialogo

Il Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi è intervenuto stamattina nel corso di Non Stop News, programma radiofonico previsto nel palinsesto di RTL 102.5 con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro affrontando il tema della violenza nei testi rap. «Il governo è stato profondamente colpito dall’appello lanciato da importanti personalità del mondo dello spettacolo – ha detto Mazzi, classe 1960, ex direttore artistico del Festival di Sanremo – tutte donne, tra cui Cristiana Capotondi, Anna Foglietta e Paola Cortellesi, che hanno denunciato alcuni testi estremamente violenti contenenti contenuti misogini. Abbiamo accolto questo appello perché non possiamo ignorare il problema: alcuni testi sono veramente sconcertanti». Mazzi, proseguendo nella risposta, anticipa già le accuse che repentinamente stanno giungendo in questi minuti dai social: «Non intendiamo adottare un atteggiamento censorio, ma ci poniamo delle domande legittime. Ad esempio, ci chiediamo come mai questi testi vengano editati e pubblicati da importanti case discografiche, che spesso sono multinazionali e all’interno delle quali vige una cultura del rispetto delle donne e dell’uguaglianza sul lavoro. Come possono queste case discografiche trasgredire il loro stesso codice etico pubblicando testi così violenti?». Il Sottosegretario poi annuncia l’apertura di un dialogo con alcuni dei maggiori player del mercato discografico, «Abbiamo discusso della questione con i dirigenti di Spotify – dice – Ci chiediamo come mai Spotify, rispetto a molti social media che impediscono l’inserimento e la pubblicazione di contenuti violenti, permetta la diffusione di questi testi. Non è che il fatto di far parte di un genere musicale renda meno violento il contenuto del testo. Ci hanno assicurato che sono disponibili ad un confronto. Abbiamo organizzato un incontro per maggio dal titolo “Quando la musica diventa violenta“, nel quale non intendiamo imporre nulla, ma semplicemente dialogare. La nostra attività è pragmatica, ma quando le donne sollevano un problema, dobbiamo ascoltarle. Il nostro obiettivo principale è aprire un dialogo costruttivo. Abbiamo già ricevuto alcune risposte dagli artisti, che ha sostenuto che questi testi sono iperbolici, una sorta di fiction, una forma d’arte». La risposta ricevuta dagli artisti dunque non è cambiata nel tempo, «Mi hanno fatto un paragone, dicono sia un po’ analogo a quello che fa nel cinema Tarantino», dice infatti Mazzi. Il presunto problema infatti è stato posto più volte negli ultimi anni, ma il Sottosegretario ai microfoni di RTL risponde: «Io penso che questo sia vero fino ad un certo punto, perché vediamo che poi gli artisti, che spesso fanno parte del mondo del rap e della trap, hanno poi delle vite improntate alla violenza che propugnano».


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La preoccupazione di Mazzi poi si rivolge alle fasce di ascolto più basse, ma comunque si pone dichiaratamente come ascoltatore proponendo niente più che un dialogo con gli artisti: «Poi non so se arriveremo ad un protocollo dove ogni operatore del settore si prenda un impegno affinché questo fenomeno venga in qualche modo arginato. Potremmo arrivare a proporre un protocollo, ma vorrei farlo coinvolgendo il mondo della musica, le case discografiche, gli editori e la SIAE». A proposito di SIAE, in realtà Gianmarco Mazzi aveva già pubblicamente esposto delle preoccupazioni nei confronti della tematica durante l’ultima edizione della Milano Music Week lo scorso novembre, trovando proprio nella Società Italiana degli Autori ed Editori una sponda tramite le parole del Presidente Salvatore Nastasi: «SIAE accoglie con favore l’invito del Sottosegretario Gianmarco Mazzi per avviare un dialogo costruttivo tra tutti i soggetti dell’industria musicale italiana sul tema dei testi violenti, razzisti e omofobi, convinta che sia urgente trovare un giusto compromesso tra l’intangibile libertà di espressione, come sancito dall’art.21 della Costituzione Italiana, e la necessità di veicolare, soprattutto ai più giovani, messaggi positivi attraverso l’arte e la cultura». «Noi capiamo il disagio – prosegue Mazzi con RTL 102,5 – ho ricevuto una telefonata da un sacerdote che mi ha spiegato che per alcuni di questi artisti la musica è un riscatto. Questo lo capisco, ma non a discapito di tanti giovanissimi, parliamo di ascoltatori che hanno 10 o 11 anni, sono quasi dei bambini, neanche adolescenti». A questo punto, soprattutto sui social, l’attenzione si sta concentrando sul concetto di «protocollo», che molti effettivamente stanno interpretando come «censura», ma Mazzi sul finale del suo intervento torna ancora sulle proprie intenzioni: «Vorrei che tutto ciò non fosse considerato pesante o censorio, ma una regolamentazione che il sistema si dia. Credo nella musica e alla rilevanza sociale di questo mondo, e chiedo solo di prendere coscienza di questo e di non trattare le cose solo da un punto di vista commerciale». Un dialogo che partirà a strettissimo giro, infatti nei prossimi giorni il Ministero ha organizzato quattro giornate/evento invitando al dialogo grandi star dello spettacolo italiano, così come operatori e sindacati, per stilare il primissimo codice dello spettacolo.


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