Teatro di Roma, Sangiuliano respinge le critiche: «De Fusco non è di destra. Dà fastidio perché non fa parte dei circoletti romani?»

Il ministro della Cultura su Rete 4 nega di aver imposto il nuovo direttore del Teatro: «L’ha scelto per meriti una commissione di esperti»

Il ministro Gennaro Sangiuliano non ci sta a passare per il dominus che avrebbe orchestrato la nomina di un suo uomo alla guida del Teatro di Roma, nella persona di Luca De Fusco. Per il responsabile della Cultura del governo Meloni, quella del regista è stata invece una scelta indipendente e basata sul merito, che ha se mai il pregio di rompere con certe consuetudini nei «circoletti romani». Lo ha spiegato questa sera su Rete 4 al microfono di Zona Bianca. Partendo dalla sua ricostruzione di quanto accaduto: nelle settimane passate, ha spiegato Sangiuliano,«una commissione di esperti esterna aveva lanciato un appello a presentare le proprie candidature per la guida del Teatro. Poi questa commissione ha scelto tre profili. In quest’ambito il Cda, dove io sono rappresentato con un solo componente – non sono il dominus di questa questione – ha scelto il profilo che ha ritenuto più meritorio e più aderente a quel che si richiedeva». Procedura lineare e scevra da ragionamenti di tipo politico, sostiene insomma il ministro, sconfessando le accuse lanciate nelle ultime ore tra gli altri anche dal presidente del Teatro, Francesco Siciliano, della segretaria del Pd Elly Schlein e dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, oltre che l’appello lanciato da nomi importanti del mondo della cultura. «De Fusco non è di destra, l’ho incontrato solo una volta a Venezia insieme al sindaco Brugnaro. Mai più visto da quella volta», ha proseguito Sangiuliano. Prima di cogliere l’occasione, però, per affondare il colpo contro chi auspicava una scelta diversa: «Dobbiamo consentire a chi non fa parte dei circoletti romani di esprimersi nelle istituzioni culturali». Una rivincita sulla percepita “egemonia culturale” della sinistra su cui Sangiuliano ha innestato la ribadita polemica sull’eterna domanda «Antifascista sì o no?». «Una mozione del Parlamento europeo del 2019 ha sancito l’equiparazione tra nazismo e comunismo – ha ricordato nuovamente il ministro al conduttore Giuseppe Brindisi – Quindi se lei non si dichiara anticomunista è al di fuori della legalità europea (falso, la risoluzione citata non ha alcun valore di legge, ndr). Al prossimo politico di sinistra che viene ospite in trasmissione da lei rigiri la domanda: “Lei è anticomunista?”». Lo farò senz’altro, promesso, ha garantito per tutta risposta il conduttore Mediaset.


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