Ucraina, il dilemma dell’Occidente sui missili a lungo raggio. Il capo di stato maggiore Cavo Dragone: «Rischio escalation»

La situazione sul campo sorride alla Russia, ma gli Alleati sono divisi sul tipo di supporto da dare a Kiev. Nella notte, attacco con droni ucraini in diverse regioni

Gli esperti che tengono gli occhi puntati sul fronte ucraino non hanno dubbi. Quando il fango si ricompatterà, la Russia sferrerà la sua controffensiva. Lo scorso anno l’iniziativa di Kiev non ha portato i risultati sperati da Zelensky e dai suoi alleati, e ora l’esercito del Paese invaso è in affanno. I russi avanzano, gli ucraini cedono terreno ma combattendo ogni metro fin quando possibile, per rallentare il nemico, infliggere il maggior numero di perdite e dispendio di risorse. Quando la neve si scioglierà, spiega Daniele Raineri su la Repubblica, per alcune settimane il fango bloccherà le operazioni, prima che il sole asciughi il terreno e apra la strada ai tank. Nel frattempo Mosca non rimane in attesa. La vittoria ad Avdiivka dopo due anni di conflitto, i movimenti al fronte con le truppe i rifornimenti che si stanno ammassando indicano che l’operazione estiva è certa. Ma questo non impedisce che prima vi siano offensive primaverili, per fiaccare l’esercito ucraino e aprire la strada. I problemi da affrontare per Zelensky sono molti, a cominciare dalla scarsità di uomini e munizioni necessari per portare avanti il conflitto. L’entusiasmo degli alleati si è raffreddato, la macchina degli aiuti ha rallentato e questo rende più difficile affrontare un esercito che è numericamente straripante. Ma se anche mezzi e tecnologie dovessero arrivare domani, ed è improbabile, servirebbero mesi per addestrare il personale. Per questo Macron ha paventato l’invio dei suoi «ragazzi»: non a combattere al fronte, ma a manovrare da lontano i missili a lungo raggio che potrebbero distruggere la catena di rifornimenti russa e dare fiato alle prime linee.


Rischio escalation

L’arsenale a lungo raggio oggi però verrebbe direzionato non più solo verso gli obiettivi in Crimea, territorio formalmente ucraino, ma anche centinaia di chilometri oltre i confini russi. Un’eventualità che spaventa molte cancellerie occidentali perché potrebbero essere interpretate da Putin come un attacco diretto di Paesi Nato contro Mosca, spiega Gianluca Di Feo su la Repubblica, una minaccia alla sovranità a cui rispondere con ogni mezzo, anche armi nucleari. Questo timore riguarda anche il nostro Paese. «Non c’è dubbio che i missili a lunga gittata sarebbero importanti per Kiev, ma andrebbero utilizzati con criterio», ha detto chiaramente al Corriere della Sera l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, 67 anni, Capo di stato maggiore della Difesa dal 2021, «occorre evitare il rischio di un effetto escalatorio e il coinvolgimento indiscriminato della popolazione». Nell’intervista, sottolinea come sia fondamentale aumentare gli aiuti all’Ucraina, insieme a tutti gli alleati di Kiev, e risponde alla possibilità dell’invio di soldati italiani: «No, il governo è stato chiaro, i nostri militari non andranno, anche se – fatemelo dire con orgoglio – sarebbero preparati a intervenire in un simile scenario».


Droni contro il territorio russo

Mentre in Russia si apre la terza giornata di votazioni per le elezioni presidenziali, nella notte sono stati eseguiti numerosi attacchi con droni nel territorio. Oltre a una raffineria nella regione di Krasnodar, sono state prese di mira numerose infrastrutture. L’agenzia di stampa russa Tass riferisce che le forze armate russe hanno abbattuto velivoli nel quartiere Domodedovo e nel quartiere di Stupinsky di Mosca, nel distretto di Ramensky vicino alla capitale, nella regione di Rostov e in quella di Belgorod, dove sono state danneggiate le linee elettriche e del gas. In totale, sarebbero stati distrutti 35 droni in otto regioni. Un drone avrebbe colpito nella cittadina di Kamenka-Dneprovskaya, nella regione di Zaporizhzhia, centrando l’edificio della Casa della cultura che ospita un seggio elettorale.

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