Accordo Italia-Albania sui migranti, oltre 650 milioni di euro in 5 anni: i dubbi sugli smistamenti e sui rimpatri

Gli ostacoli procedurali, burocratici ed economici al Protocollo di Meloni con Edi Rama per dirottare su Tirana 36mila migranti all’anno

I numeri del Protocollo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama per dirottare sull’Albania una parte dei migranti che ogni ano sbarcano in Italia sono ambiziosi, quasi velleitari. Nel Data Room di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera vengono messi nero su bianco i costi dell’operazione e una serie di ostacoli burocratici e procedurali che rischiano di ridurre notevolmente l’impatto dell’accordo voluto dalla premier italiana. Il costo previsto, che tiene conto della realizzazione e gestione delle strutture e del personale, è di 653,5 milioni di euro in 5 anni, eventualmente rinnovabile. Ma prima di vedere come sono ripartiti, è importante capire cosa prevede l’intesa: da quando i migranti vengono tratti in salvo fino alla decisione sul rimpatrio o l’asilo politico. In Albania verranno trasferiti solo maschi adulti, provenienti da Paesi considerati sicuri come Tunisia, Sengal, Nigeria, Marocco, Algeria: donne, anziani e minori verranno separati e portati in Italia. Uno smistamento, dalle navi di soccorso italiane – non quelle delle Ong – alle autorità italiane – complicato da effettuare in alto mare, considerato che la maggior parte di chi affronta la tratta non ha con sé i documenti. Sul suolo albanese verranno poi effettuati lo sbarco e l’identificazione in un’area dedicata nel porto di Shengjin, e poi trattenuti come nei Cpr su un’area di 77mila mq a Gjadër, che ha una capienza di 3mila persone.


Identificazione, rimpatrio o asilo

Qui avranno luogo le procedure di identificazione e definizione dello status del migrante da parte delle Commissioni territoriali, entro 28 giorni come prevede il decreto Cutro. Così strutturati: entro 7 giorni, in video-udienza con Roma, la decisione sul riconoscimento della protezione internazionale; diritto al ricorso, in caso di diniego, entro 14 giorni; pronunciamento del giudice entro 7 giorni successivi. A quel punto chi ha diritto all’asilo può entrare regolarmente in Italia, chi riceve un decreto di rimpatrio dovrà comunque partire dall’Italia e da qui tornare nel Paese d’origine. «Ogni mese 3.000 entrano e 3.000 escono, pertanto in Albania possono essere gestiti 36 mila migranti l’anno», spiegava la premier Meloni. Ma, spiega Gabanelli, in media ogni mese 1.000 migranti avranno lo status di rifugiato e 2mila dovranno rimpatriare. Per queste operazioni è necessario un accordo con il Paese d’origine e oggi mediamente l’Itualia effettua 400 persone al mese. Questo potrebbe portare a una permanenza di tutti gli altri migranti per 18 mesi nei Cpr italiani – che ne potrebbero contenere 1.359, in teoria, ma in realtà molti di meno – ma, trascorsi i 18 mesi, chi non sarà stato rimpatriato potrà tornare in libertà pur non avendo i documenti in regola.


I costi nel dettaglio

Sempre in attesa di un pronunciamento definitivo della Corte di giustizia europea sui 5mila euro di cauzione per evitare le procedure del Protocollo, l’Italia dovrà sostenere gran parte delle spese che derivano dall’intesa. A cominciare dalla costruzione delle due strutture nel porto di Shengjin e a Gjadër, quasi 69 milioni di euro che servono anche a sopperire ai problemi di blackout, di sospensione delle forniture idriche, dell’assenza di fogna pubblica e dell’assenza di collegamento con la rete telefonica e internet. Altri 25milioni sono poi necessari alla struttura penitenziaria, a cui si aggiungono 94 milioni da dare all’Albania per la sorveglianza esterna. La sorveglianza è italiana, ma l’autorità albanese metterà a disposizione le sue forza di polizia. Altri 260,2 milioni di euro per il viaggio, la diaria, il vitto e alloggio degli uomini dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Verranno poi istituite cinque nuovi Commissioni territoriali – 17,97 milioni di euro – e dovranno essere assunti 152 nuove risorse tra funzionari del ministero dell’Interno e della Giustizia, magistrati, giudici di pace e dirigenti sanitari per 42,5 milioni. A bilancio anche l’affitto e le utenze delle aule da Roma per le video-udienze (8 milioni 730 mila). E ancora, le spese di viaggio per avvocati e interpreti: 29 milioni 160 mila. All’Italia anche le spese per l’allontananmento dei migranti dal territorio albanese, tra noleggio navi, mezzi ed equipaggiamenti, un costo di 104 milioni per un totale, in cinque anni, di 653,5 milioni di euro.

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