Liberazione degli ostaggi, Hamas rimane ferma nelle sue posizioni: «Israele non ha risposto a nessuna delle richieste fondamentali»

La chiusura a ogni trattativa arriva dopo la risoluzione Onu sul cessate il fuoco a Gaza. E sulla reazione del governo di Netanyahu

Nulla di fatto, non si sblocca la situazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. «Il movimento di Hamas ha informato poco fa i mediatori che il movimento si attiene alla sua posizione e visione presentata il 14 marzo perché la risposta dell’occupazione non ha risposto a nessuna delle richieste fondamentali del nostro popolo e della nostra resistenza: un cessate il fuoco completo, il ritiro dalla Striscia di Gaza, il ritorno degli sfollati e un vero scambio di prigionieri». A riferirlo è Hamas stessa su Telegram. «Il movimento ribadisce che Netanyahu e il suo governo estremista hanno la piena responsabilità di aver vanificato tutti gli sforzi negoziali e di aver ostacolato il raggiungimento di un accordo fino ad oggi», precisa la nota. Nelle ore precedenti il ministro degli esteri israeliano Katz aveva ribadito che Israele non cesserà il fuoco. «Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché l’ultimo degli ostaggi non sarà tornato a casa», ha dichiarato dopo la risoluzione votata all’Onu.


La risoluzione Onu

La risposta negativa arriva in una giornata non proprio rosea per Israele. Oggi il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha finalmente approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione degli Usa, si «chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie». L’astensione degli americani ha provocato una rottura nei rapporti con il governo israeliano che, per pronta risposta, ha cancellato il viaggio del premier Netanyahu previsto alla Casa Bianca nei prossimi giorni.


Le dimissioni del ministro Saar (ma il governo d’emergenza regge ancora)

Intanto è di poche ore fa le notizia delle dimissioni del ministro centrista Gideon Saar dal governo di emergenza nato lo scorso ottobre in seguito ad un’intesa fra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz. Saar ha cercato di accelerare le operazioni militari su Gaza. Ma i suoi sforzi – precisa in una nota – non hanno dato esito. Nonostante queste dimissioni al Knesset il governo attuale ha una solida maggioranza di 72 deputati.

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