L’Onu chiede il cessate il fuoco a Gaza per la prima volta, Usa si astengono. La reazione di Netanyahu contro Washington

Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione degli Usa, si chiede anche la liberazione degli ostaggi

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato per la prima volta la risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. La decisione è arrivata dopo mesi di stallo e flop vari a seguito del potere di veto concesso ai membri permanenti come Russia, Cina e Usa. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione degli Stati Uniti, si «chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad una tregua durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie» sulla Striscia. Prima del voto, Mosca – che venerdì scorso ha bloccato, insieme alla Cina, il testo proposto da Washington sulla tregua nell’enclave palestinese – ha preso parola per proporre un emendamento e sostituire la parola «durevole» con «permanente» nella frase in cui si chiedeva il «cessato il fuoco». La richiesta è stata bocciata, ma la Russia ha comunque votato a favore. La risoluzione, che Israele, almeno sulla carta, dovrà rispettare, è stata salutata con un lungo applauso. Per Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, «deve essere attuata» poiché «il fallimento sarebbe imperdonabile», ha scritto su X.


Dopo l’approvazione della risoluzione, il premier Benjamin Netanyahu – scrivono i media d’Israele – ha cancellato la visita della delegazione israeliana alla Casa Bianca. Lo ha fatto sapere l’ufficio del primo ministro, indicando come motivo l’astensione degli Stati Uniti al Palazzo di Vetro. «Il voto degli Usa è un passo indietro chiaro dalle sue posizioni costanti dall’inizio della guerra», sottolinea. «Questo ritiro – afferma l’ufficio del premier – colpisce lo sforzo bellico e per liberare i nostri ostaggi perché offre a Hamas la speranza che pressioni internazionali gli consentiranno di ottenere un cessate il fuoco senza liberare i nostri ostaggi». Tempestiva la reazione di Washington che, tramite il portavoce del Consiglio della sicurezza americana John Kirby, precisa come «l’astensione non deve essere percepita come un’escalation da parte di Israele». Anche perché, sottolinea Kirby in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti, gli Stati Uniti «hanno sempre chiesto che il cessate il fuoco – conclude – fosse legato alla liberazione» degli ostaggi da parte di Hamas. Washington ha deciso di astenersi invece di votare a favore, fa sapere l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield, poiché «alcune modifiche chiave sono state ignorate, inclusa la domanda di aggiungere una condanna di Hamas». Il mancato veto statunitense è, tuttavia, solo l’ultima mossa dell’amministrazione Biden che dimostra il peggioramento delle relazioni tra i due Paesi.


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