Nella gara fra Salvini e Tajani per le prossime europee la Lega ha il fattore campo dalla sua: nel sud si vota meno

Secondo i sondaggi, il margine tra i due partiti di centrodestra è ancora troppo sottile per sapere con certezza come andrà. L’affluenza può premiare il ministro dei Trasporti, che si gioca la leadership di partito, ma tutto potrebbe decidersi in Emilia-Romagna e Toscana

Negli ultimi quattro sondaggi sulle elezioni europee pubblicati fra il 25 e il 28 marzo il testa a testa fra Antonio Tajani con la sua Forza Italia e Matteo Salvini con la Lega sembra davvero la partita principale in gioco nel centrodestra. Due istituti – Ipsos e Tecnè – danno per fatto il sorpasso di Tajani su Salvini con una distanza anche considerevole (in un caso di 0,7 punti e nel secondo di 1,6 punti). Altri due – Swg e Termometro politico indicano la Lega ancora davanti con un discreto margine: nel primo caso di 0,7 punti e nel secondo di 1,7 punti. Con il margine di errore che sempre hanno i sondaggi quindi la sfida appare apertissima, e con questa Salvini mette in gioco la sua leadership: finendo dietro Forza Italia la Lega infatti otterrebbe il suo peggiore risultato dalle elezioni politiche del 2006, quando fu superata non solo da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, ma anche dall’Udc di Pier Ferdinando Casini.


Le europee tirano poco nel Mezzogiorno di Italia

C’è però un fattore campo che farebbe scommettere sulla prevalenza della Lega alle prossime europee, un po’ come avviene nelle partite di calcio giocando in casa. Tutti in sondaggi sono infatti nazionali, senza distinzione di territorio. Ma il voto pesa e non poco geograficamente, perché gli elettori più fedeli alle urne sono tutti nelle aree in cui il vantaggio della Lega su Forza Italia è incolmabile: il centro-Nord. Alle scorse europee (nel 2019, ed è cambiato totalmente il panorama politico) l’affluenza generale fu del 54,50%. Nel Nord Ovest però fu decisamente più alta: 62,67%. Nel Nord Est quasi identica: 62,46%. Al centro fu un pizzico più alta della media nazionale, ma già più bassa: 58,35%. Nella circoscrizione dell’Italia meridionale l’affluenza fu assai più bassa: 46,46%. E nelle isole bassissima: 34,86%. Non ha senso citare i risultati di allora perché Salvini era al suo massimo risultato e oggi ha perso i tre quarti dei voti ottenuti in quella occasione.


Il fattore campo di Salvini, ma due regioni sono in bilico: Emilia Romagna e Toscana

Se si guarda però alle scorse politiche nell’autunno 2022, il confronto è assai più vicino alla realtà di oggi. L’Italia era divisa in 27 circoscrizioni: in 16 di queste la Lega fu davanti a Forza Italia, mentre nelle altre 11 la prevalenza era azzurra. Salvo il Lazio-2 tutte le circoscrizioni favorevoli al partito di Tajani appartenevano a quelle che per le europee sono chiamate Italia Meridionale e Italia insulare (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Ed è proprio il fattore campo di questa divisione a giocare a favore di Salvini, i cui voti di vantaggio peseranno di più di quelli che ha Tajani. Alle politiche del 2022 infatti l’affluenza generale fu del 63,91%. Nelle 16 circoscrizioni in cui Salvini era davanti a Tajani l’affluenza media fu del 68,32%. Nelle 11 circoscrizioni favorevoli a Forza Italia invece l’affluenza fu assai più bassa: 56,81%. Con questi due dati i voti di vantaggio di Salvini nel Centro Nord pesano quindi l’11,5% di più di quelli di vantaggio che ha Tajani nel centro-Sud. Partita persa da Forza Italia prima ancora di giocarla? No. Perché in due Regioni (Emilia-Romagna e Toscana) le distanze fra i due partiti erano veramente esigue a ottobre del 2022 e sono entrambe regioni in cima alla classifica dell’affluenza. Un ribaltone lì peserebbe quindi di più che in altre aree di Italia e potrebbe rendere più fragile quel fattore campo che favorisce Salvini.

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