L’università, il rapporto col padre, le bambole smontate: l’immunologa Antonella Viola racconta la sua storia

La biologa: «L’amore per la medicina? Nasce dalla curiosità che ho avuto fin da piccola. E dietro la scelta di biologia c’è il mio istinto»

Biologa, immunologa, autrice di numerosi saggi. Antonella Viola è nota tra il pubblico per la sua autorevolezza in ambito scientifico e, in particolare, per la sua battaglia contro il vino. Nelle scorse settimane ha fatto scalpore per aver aiutato una famiglia tunisina in difficoltà a comprare casa. Il caso, però, è scoppiato perché la stampa aveva aveva attribuito il merito a Fillea Cgil, Caritas e Avvocati di Strada. Oggi Viola racconta in un’intervista a la Repubblica com’è andata. «Ho letto sui giornali di una famiglia con due bambini che, nonostante il marito avesse un lavoro, viveva in strada nella mia città perché nessuno voleva affittare loro una casa. Ho una casa grande perché i miei figli se ne sono andati: ho contattato la famiglia spiegando che non avevo ancora un appartamento per loro, ma potevano condividere casa mia finché non avessimo trovato una soluzione migliore», spiega a colloquio con Giuliano Aluffi. Da qui, fa sapere Viola, è nata una breve convivenza mentre aiutava la coppia nella ricerca della casa. A distanza di circa un mese è riuscita a trovarne una e ora ci vivono in affitto.


«L’amore per la medicina? Nasce dalla curiosità»

Un atteggiamento solidale verso gli altri che dice di aver sviluppato fin da bambina. «Ricordo che anche da piccola stavo male se venivo a sapere di una persona in difficoltà, piangevo proprio. […] Crescendo, questa difficoltà mi è rimasta: mi è capitato spesso di piangere davanti al tg o di dover uscire da un cinema», confida l’immunologa. Ma a tracciare la strada verso la medicina non è stata tanto l’empatia, prosegue la biologia, quanto la curiosità: «Mia madre a 4 anni mi regalò una bambola che camminava da sola. Ma io la smontai subito perché volevo capire il meccanismo». Un aspetto del suo carattere che, però, l’hanno portata da giovane a essere spesso imprudente, come lei stessa riporta. «Andavo molto in giro. Facevo spesso l’autostop per andare al mare. Mi fidavo di tutti, anche troppo… Oggi non farei più molte cose». Ciò che è rimasta viva negli anni è la passione per lo studio che racconta di aver acquisito dal padre, un appassionato di letteratura e cinema che spesso portava le figlie ai cineforum. «Mi ripeteva sempre “La cultura è tutto”. Ma mi diceva anche: “Non vi sposate, non fate figli, o non potrete avere una carriera e realizzarvi nel mondo della conoscenza!”. Ma in questo spero di averlo smentito».


L’aneddoto dietro la scelta di biologia all’università

Quanto alla sua scelta di studiare biologia, dietro non c’è nient’altro che una sua scelta istintiva. «Dopo le superiori mi sono iscritta a Fisica. Ma l’ho frequentata solo per tre giorni, sentivo che non era la mia strada. Alla terza lezione, il malessere è diventato tale che sono dovuta uscire dall’aula, ho cominciato a camminare e sono arrivata in segreteria: “Mi sono già iscritta, ma ho sbagliato: vorrei cambiare”. La segretaria – prosegue Viola – rispose: “Siamo ancora in tempo: a cosa vuole iscriversi?”. E io. lasciandola di stucco: “Non lo so! Facciamo biologia!”. È stata una decisione istintiva, non so da dove è venuta. Ma è stata la scelta giusta».

Leggi anche: