Il ministro Valditara e il tetto agli alunni stranieri: «Esiste già ma non viene applicato»

Il responsabile dell’Istruzione: la dispersione scolastica per gli stranieri è pari al 30%

Il ministro della Pubblica Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara non vuole creare ghetti etnici a scuola. Per questo vuole classi a maggioranza di italiani e che si potenzi lo studio della lingua. Proprio per favorire l’integrazione degli studenti stranieri. In un’intervista al Quotidiano Nazionale Valditara spiega che dopo il tweet delle polemiche «è grave che ci siano forze politiche disinteressate a questo problema, impegnate piuttosto a fare propaganda strumentale, demagogica e mistificante. È scandaloso che alla sinistra non interessi il fatto che l’Istat certifichi una dispersione scolastica per gli stranieri pari al 30,1% e per gli italiani pari al 9,8%».


Gli stranieri a scuola

Così come è «scandaloso che alla sinistra non interessi che uno straniero abbia una percentuale di insuccesso scolastico superiore del 22% a quella di uno studente italiano. E che nelle scuole delle periferie delle grandi città del Nord, ad alta percentuale di stranieri, il rendimento scolastico, soprattutto in italiano e matematica, sia di molto inferiore a quello della media della Regione. La stessa scuola di Pioltello, che pure va meglio di altre, testimonia una penalizzazione notevole rispetto alla media lombarda». Il tetto del 30% per gli studenti stranieri esiste già perché «c’è una circolare ministeriale del 2010 che già prevede il tetto del 30% al numero di alunni stranieri per classe. Ma il problema è che questo tetto è stato poco applicato». Ma il ministro non vuole classi differenziali: «Tutti i bambini verranno iscritti alla medesima classe».


Le lezioni pomeridiane

E ancora: «Chi avrà bisogno di rafforzare lo studio dell’italiano, perché completamente a digiuno della nostra lingua, seguirà corsi di potenziamento in apposite classi ovvero, a discrezione della scuola, con lezioni pomeridiane di approfondimento». Infine, sugli obiettivi della riforma: «Noi prevediamo più qualità nei programmi, più internazionalizzazione, un maggiore collegamento con l’impresa e con il mondo del lavoro, la possibilità di terminare un anno prima gli studi. E ancora: un potenziamento di italiano, matematica e inglese, le materie dove oggi gli studenti degli istituti tecnico professionali hanno rendimenti inferiori a quelli di altre scuole. Noi ci prendiamo cura dei problemi veri, la sinistra insegue fantasmi ideologici».

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