Ilaria Salis, il racconto di Zerocalcare da Budapest: «Esposta come un trofeo di caccia»

Il fumettista romano ha partecipato, lo scorso 28 marzo, alla seconda udienza del processo a carico della 39enne da 13 mesi in carcere in Ungheria. Oggi racconta l’esperienza attraverso le tavole

Nuovo capitolo del Diario a fumetti di un’udienza del processo contro Ilaria Salis e gli altri antifascisti/e. Sul numero del settimanale Internazionale, in edicola oggi, venerdì 5 aprile, Zerocalcare racconta la sua «Giornata a Budapest». Il 28 marzo scorso, il fumettista Michele Reich ha infatti partecipato alla seconda udienza del processo a carico della 39enne da 13 mesi in carcere in Ungheria con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. La sera precedente l’udienza, il 26 marzo, il gruppo presente a Budapest per seguire il processo di Salis – racconta Zero nel nuovo fumetto – è stato pedinato da alcuni uomini. «È tutta la sera che ci seguono, un paio di volte si sono dati il cambio», si legge. «Oh, non è inusuale essere attenzionati in una situazione così, ci sta, – continua -, pure se questa è un’attenzione molto pressante». 


«Che processo giusto si può avere in queste condizioni?»

Arriva il giorno dell’udienza. Ore 8: il gruppo si ritrova davanti al Tribunale di Budapest, dove Zerocalcare – scrive – viene ripreso, con un cellulare, da alcuni uomini presenti all’esterno della struttura. «A quel punto mi accorgo di qualcosa», racconta. Un di loro «ha la felpa della Thor Steinar: trattasi di una marca vietata in molto zone della Germania, che usa simboli propri del Terzo Reich, ed è vestita dai neonazisti di mezza Europa», precisa. Tradotto: «Ci siamo solo noi (il gruppo italiano a Budapest, ndr) e i nazi qua», dai quali ha ricevuto minacce. E siccome «i giornali hanno riportato l’accaduto con toni piagnoni, vorrei specificare – spiega il fumettista romano – qual è l’aspetto per me significativo». Il punto per Zero non sono, infatti, le minacce. Però, questa, «è la rappresentazione plastica di quando diciamo che lì non ci sono le condizioni per un processo democratico», specifica. «I nazisti filmano, minacciano, decidono chi si può coprire e chi no. Davanti a un tribunale e senza mezza guardia e nella città in cui a noi la polizia ci pedinava metro per metro». Per questo, «che processo giusto si può avere in queste condizioni?», afferma Zerocalcare. 


Fuori dal Tribunale gli amici di Ilaria e gente arrivata da tutta Italia

Il gruppo entra in aula, Ilaria Salis pure. E, ancora una volta, con il guinzaglio e le catene. «Mi colpiscono due cose: i passetti piccoli e lenti perché le catene ai piedi sono corte e quel tintinnio quando cammina», racconta il fumettista, che confessa come «dal vivo fa un’impressione diversa». Per Zero ci «sta qualcosa di molto antico in questa scena», ovvero «qualcosa che riguarda l’esposizione del corpo del nemico, condotto in ceppi davanti a tutti come un trofeo di caccia». Inizia l’udienza e, dopo l’intervento dei legali della 39enne, i giudici emettono il verdetto: niente domiciliari a Salis. «Nello sconforto generale mi pare che la reazione più salda è quella di Ilaria stessa. Asciutta e dignitosa almeno da fuori», dice Zerocalcare. Il gruppo esce dal Tribunale e per il fumettista romano «il colpo d’occhio è strano». Non ci sono solo i parlamentari, ma «qualcosa di molto più forte – dice -: c’è qualche amico di Ilaria, qualche suo compagno, qualcuno del comitato, gente arrivata fino a qui da tutta Italia, di esperienze politiche diverse tra loro. A volte anche in contrasto». E tutti hanno, per Zero, qualcosa in comune: «La cosa di chi – almeno una volta nella vita – si è assunto un rischio e una responsabilità. Anche di fronte alla paura. E magari – continua – ha fatto scelte diverse, ma riconosce chi ha sfidato quella paura e quella indifferenza e non ha bisogno di sapere se è colpevole o innocente», conclude. La prossima udienza si terrà il prossimo 24 maggio.

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