La nuova vita di Salman Rushdie dopo l’attentato: «Mi ha salvato un miracolo. Anche se non ci credo»

Lo scrittore e il nuovo libro Coltello

Salman Rushdie il 12 agosto 2022 viene assalito da Hadi Matar. Vestito di nero, lo colpisce con un coltello per la fatwa degli Ayatollah dopo il suo libro Versetti Satanici. Quindici coltellate, tra cui quella all’occhio destro che lesiona il nervo ottico. Oggi è vivo e ha scritto Coltello, un libro in uscita per Mondadori che racconta la sua storia. Non credo ai miracoli, eppure la mia sopravvivenza è miracolosa», dice in un’intervista al Corriere della Sera. «Non definirei il libro terapeutico, ma mi ha aiutato a prendere il controllo degli eventi», aggiunge.


Tutto è cambiato

Oggi, dice si sente come l’insetto della Metamorfosi di Kafka. Ma con una differenza: «Il mio problema è reversibile. In gran parte ho recuperato la mia vita ordinaria. La differenza è che adesso dobbiamo prendere precauzioni di sicurezza. Per oltre vent’anni avevo vissuto qui come chiunque altro. E adesso dobbiamo essere consci della sicurezza perché non intendo permettere che accada di nuovo». All’inizio la moglie gli vieta di guardarsi allo specchio: «Ci sono stati momenti della mia vita in cui tutto è cambiato e poteva andare diversamente, come nella poesia di Robert Frost sul bivio nella strada. Il primo fu quando decisi di non tornare dai miei genitori in India dopo Cambridge e di vivere in Inghilterra. Il secondo fu la fatwa. Il terzo quando venni a stare in America. La metamorfosi non è solo trasformarsi in un insetto. Sono trasformazioni della vita ordinaria. Nelle Metamorfosi di Ovidio, le trasformazioni non sono casuali ma necessarie. Ci si trasforma in uccello per sfuggire a qualcuno che vuole violentarti».


La Fatwa

E oggi pensa che «la conseguenza peggiore di questi anni dopo la fatwa sia che l’attenzione è stata sviata dal mio lavoro. I Versi satanici è il mio quinto libro, questo è il ventiduesimo. Tre quarti della mia vita di scrittore è avvenuta dopo, non mi piace essere trascinato costantemente indietro, ma l’unica cosa che posso fare è scrivere libri e sperare che la gente li trovi». Forse il movente del suo attentatore non c’entra con l’Iran: «No, probabilmente è stata l’Hezbollah, perché il villaggio dove vive suo padre, vicinissimo al confine con Israele, è molto legato a Hezbollah. Chiunque abbia incontrato, che ha messo la sua vita su un corso diverso, era probabilmente di Hezbollah».

La moglie

Il libro, dice, è dedicato alla moglie: «La mia fortuna è che ho trovato la felicità. Nessuno può essere orgoglioso di aver avuto cinque matrimoni, ma questo sembra permanente». Mentre I versi satanici gli ha insegnato a vivere: «È così. Ma i libri che ho scritto dopo sono tra quelli che considero i migliori. Mi piacerebbe che la gente leggesse L’incantatrice di Firenze . Quando lo presentai a Firenze avevo paura che non piacesse che uno straniero venisse a parlare agli italiani della loro città, ma diverse persone mi dissero che il periodo del Rinascimento è stato insegnato loro in una versione glorificata e trovarono interessante il mio racconto della vita ordinaria, della povertà, delle prostitute, li riportava con i piedi per terra. E me la cavai». Tutti i suoi libri in fondo parlano della Storia. «Incluso quest’ultimo, sì. Siamo padroni delle nostre vite? E penso che la risposta sia: solo se lavoriamo duramente per renderlo possibile».

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